Nel 1976 la Nasa cominciò il programma Viking ed inviò sul pianeta Marte, delle sonde spaziali, per verificare la presenza della vita su questo pianeta. Oggi l’ipotesi di microbi sul pianeta rosso.
Sono trascorsi ormai 36 anni, e la controversia è ancora in atto, o quasi.
Le sonde Viking 1 e Viking 2, hanno fornito dei dati che sono stati analizzati da Joseph D. Miller, Professore associato di Biologia e di neurobiologia, presso la Keck School of Medicine dell’University of Southern California e dal suo team.
Attraverso alcune misure matematiche, viene indicato che vi è probabilità di tracce biologiche sul pianeta rosso.
Con Miller hanno lavorato anche i professori Gilbert V.Levin dell’Arizona State University e Giorgio Bianciardi , ricercatore dell’Università di Pisa.
Le sonde sono scese sul pianeta a circa 4.000 km di distanza, hanno prelevato campioni di suolo, ed attivato un nutriente nel suolo stesso. I microbi eventualmente presenti nel terreno avrebbero assunto il nutriente, ed avrebbero prodotto come sostanza di rifiuto, metano o anidride carbonica.
Con questi esperimenti furono dimostrate le sole attività ossidanti da parte del suolo di Marte, ma non biologiche. Ed in mancanza di altri dati, fu detto che su Marte non c’era alcuna forma di vita.
Il Professor Miller negli ultimi sei anni, ha lavorato ancora ai dati riportati dalle sonde Viking negli anni ‘70, ed ha ottenuto risultati ben diversi, cioè la presenza di microbi su Marte. L’esperimento prende il nome di Labeled Release, ed è solo uno dei quattro esperimenti effettuati, con risultato contrastante con gli altri.
La proposta di Miller è quella di inviare una nuova sonda su Marte, per comprovare quello che per ora resta solo il risultato di modelli matematici caotici della variazione delle temperature dei campioni riportati in laboratorio.