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img1024-700_dettaglio2_Benigni-legge-la-CostituzioneGag e battute esilaranti, condite come sempre da un pizzico di invito alla riflessione. Questo è stato lo spettacolo che Roberto Benigni ha regalato a chi ha partecipato alla presentazione dell’ultimo libro di Papa Francesco ‘Il Nome di Dio è Misericordia’, che si è tenuto ieri nelle stanze del Vaticano.

Il comico toscano ha letteralmente imbonito la sala con i suoi riferimenti alla gioventù, perché quando tutti gli chiedevano cosa volesse fare da grande lui rispondeva che voleva diventare papa. Notando che con questa riposta suscitava l’ilarità di tutti, decise di fare il comico, una carriera che sta portando avanti da anni con felicità di tutto il mondo.

Benigni ha quindi presentato il volume, affermando che solo un papa lungimirante di idee e aperto al dialogo poteva chiamare per presentare il suo volume un vescovo veneto, il cardinale Parolin, un prelato cinese e un comico toscano. Un trittico alternativo ma efficace, che ha presentato il primo libro del pontefice in modo leggero, ma sottolineando la vocazione rivoluzionaria di papa Francesco, facendo riferimento anche alla presenza di Eugenio Scalfari in platea, definito ‘rivoluzionario fra i rivoluzionari’.

Benigni ha quindi proseguito il suo discorso raccontando che appena ricevuta la telefonata che chiedeva di partecipare all’evento ha detto subito di sì, senza neanche sapere quale era la richiesta, perché per questo papa farebbe di tutto, la guardia svizzera o anche guidare la sua automobile. Invece il comico toscano è stato scritturato per partecipare ad una presentazione molto sui generis, ma che sicuramente ha contribuito a dipingere con semplicità e leggerezza l’uscita del volume del pontefice, prima delle opere dedicata alla riflessione del nostro presente sotto il punto di vista della chiesa cattolica.

vaticanoSembra non esserci pace per Papa Francesco e per lo stato del Vaticano, che in queste ore è chiamato a rispondere di un ulteriore scandalo, questa volta legato al riciclaggio di denaro su conti svizzeri. Il promotore di giustizia pontificio ha infatti aperto un’inchiesta sulla trasparenza finanziaria all’interno dello stato, sospettando la presenza di reati quali il riciclaggio di denaro, la manipolazione del mercato e l’insider trading.

Si tratta di reati gravissimi, riconducibili alla figura di Gianpietro Nattino, presidente della Banca Finnat Euramerica. Il provvedimento è scattato in seguito al rapporto dell’Autorità di Informazione Finanziaria e la notizia è stata diffusa dal portavoce del vaticano Lombardi, che ha richiesto la collaborazione delle autorità giudiziarie svizzere ed italiane in materia attraverso delle apposite lettere rogatorie.

La decisione fa seguito anche alla notizia emanata martedì scorso dall’Ansa, la quale riportava Nattino come colpevole dei reati che avverrebbero coinvolto l’Apsa, ovvero l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, un ente che gestisce per conto dello stato Vaticano e della curia le finanze e i tanti immobili dislocati in Italia e all’estero. Il dossier di 33 pagine dimostrerebbe come Nattino avrebbe fatto ‘evaporare’ dai conti del Vaticano ben 2 milioni di euro alla vigilia della severa legge emessa dal Vaticano contro il riciclaggio di denaro, mettendo questi fondi al sicuro in terra Svizzera.

Nattino ha dichiarato di avere sempre agito nella massima correttezza e trasparenza e di essere a disposizione delle autorità per i chiarimenti del caso. Nel frattempo, è stata aperta una nuova indagine da parte della procura di Roma a carico degli ex dirigenti dello Ior, Paolo Cipriani e Massimo Tulli, i quali sono accusati nientemeno che di abusività finanziaria e bancaria per i fatti avvenuti prima del 2011. Scandali su scandali quindi, che si legano ai fatti di Vatileaks 2 usciti allo scoperto nei giorni scorsi che interessano la fuga di notizie riservate dalle mura del Vaticano.

vaticanoIeri una vera e propria bomba ad orologeria è scoppiata nello stato del Vaticano, dopo l’arresto di Francesca Immacolata Chaouqui e di monsignor Vallejo. Si è trattato di una notizia che immediatamente è salita alla ribalta, e che in un baleno ha fatto il giro del mondo, apparendo nelle testate di tutti i quotidiani cartacei e on line del mondo.

Ma chi sono questi due signori e perché sono stati arrestati dal Vaticano? Tutto si basa sulla fuga di notizie segrete e riservate che sarebbe avvenuta negli ultimi anni nelle stanze del Vaticano, la quale è imputabile, per l’appunto, a Francesca Immacolata Chaouqui, pr e consigliera economica di sua santità e a monsignor Vallejo, ex segretario della Prefettura degli Affari economici e della Commissione di studio sulle attività economiche e amministrative, il Cosea.

I due sono stati arrestati per avere sottratto e diffuso notizie riservate e ora rischiano una pena variabile da 4 a 8 anni di reclusione, secondo quanto riporta il diritto vaticano. La Chaouqui è stata prontamente difesa dall’avvocato Daniela Bongiorno e ha collaborato, ottenendo di poter essere scarcerata, mentre la posizione del monsignore rimane ancora al vaglio del promotore di giustizia Gian Piero Milano, che fra la notte di sabato e domenica scorsi ha interrogato l’uomo e convalidato lo stato di arresto.

Alla base di questi arresti la imminente uscita di due volumi, “Via Crucis” di Gianluigi Nuzzi e”Avarizia” di Emiliano Fittipaldi. Si tratta di due libri di inchiesta che si sarebbero serviti di materiale segreto, che i due avrebbero sottratto dalla Santa Sede e quindi elargito sotto compenso grazie alla loro posizione all’interno della commissione sullo studio delle attività economiche nello Stato del Vaticano.

Nel frattempo, tanti sono i rumors che accompagnano le due figure, perché i giornalisti si sono impegnati a scavare nella loro storia, dimostrando legami di amicizie e di parentele che li hanno fatto raggiungere posizioni molto importanti all’interno del Vaticano. Mentre la posizione della Chaouqui è ora da confermare, è prontamente arrivata la smentita dell’Opus Dei che dichiara la non appartenenza del prelato alle sue file.

eutanasia brittany

Il Vaticano ha deciso di dire la sua sul caso di eutanasia di Brittany Maynard, la ragazza americana malata di tumore al cervello che ha deciso liberamente di morire, ricorrendo al suicidio assistito, per evitare le fasi terminali della malattia. “Non giudichiamo le persone, ma la dignità è un’altra cosa che mettere fine alla propria vita”, così ha parlato oggi il Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Carrasco de Paula, commentando il caso di Brittany, che aveva postato che video sul web prima di morire, scatenando un vero e proprio caso mediatico. Il prete spagnolo però sottolinea che le sue parole “assolutamente non sono una condanna per questa povera donna che ha già sofferto abbastanza”.

Insomma, non una condanna, ma un gesto comunque non condiviso dalla chiesa. Il gesto di Brittany Maynard, secondo il presule dell’Opus dei è comunque però da condannare per la Chiesa Cattolica. E il prete continua dicendo che se un giorno tutti i malati potessero togliersi la vita, questi sarebbero abbandonati completamente dalla società, che non vuole pagare i costi della malattia. Suicidarsi però, secondo de Paula, è pur sempre “una cosa cattiva perché è dire no alla propria vita e a tutto ciò che significa rispetto alla nostra missione nel mondo e verso le persone che si hanno vicino”.

Il caso di questa ragazza americana ricorda in parte quello di Piergiorgio Welby – il malato italiano di distrofia muscolare progressiva, morto nel 2006 dopo avere ottenuto che gli venisse sospesa la respirazione artificiale. Il mondo cattolico non poteva non far sentire la sua voce anche su un caso del genere, che tanta esposizione mediatica ha avuto in tutto il mondo. Tutto il mondo ‘pro life’ americano ha criticato, ovviamente, la scelta della ragazza, considerandola una sconfitta per tutti. “Arrivederci a tutti i miei cari amici e alla mia famiglia che amo. Oggi è il giorno che ho scelto per morire con dignità, tenuto conto della malattia in fase terminale, questo terribile cancro al cervello che mi ha imprigionato…”, così Brittany aveva salutato il mondo e in particolare i suoi amici.

310x0_1404128524850_Vatican_Spain_rain__1_La prima  visita all’estero dei nuovi sovrani spagnoli dopo l’incoronazione è in Vaticano, da Papa Francesco.

I reali di Spagna sono stati ricevuti per un colloquio privato nella sala della Biblioteca dell’appartamento pontificio. Letizia, vestita di bianco, come prevede il privilegio riservato soltanto alle regine cattoliche, si è seduta accanto al marito, in completo blu, di fronte alla scrivania con il pontefice.

Una visita molto cordiale durata circa quaranta minuti l’invito in Spagna e lo scambio di doni e di battute, e il colloquio privato, in lingua spagnola, in un clima molto sorridente.

Salutando re Felipe all’ingresso della Biblioteca con una stretta di mano, il Papa ha detto: “Maestà, benvenuto, avanti…”, invitandolo a entrare. Al momento del passaggio dall’anticamera al salone della biblioteca, il Papa ha fatto cenno al Re di passare per primo e Felipe VI ha risposto prontamente con la stessa battuta -“los monaquillos adelante” ovvero “i chierichetti davanti”- che Francesco aveva pronunciato circa tre mesi fa all’allora Re di Spagna Juan Carlos, riluttante a passare davanti al Pontefice. “Questo, glielo ha detto suo padre…”, ha esclamato il Papa al nuovo Re, chiudendo con un sorriso.

Al momento dei saluti il re Felipe VI ha espresso al Pontefice   “la sua speranza di vederlo in Spagna”, mentre Papa Francesco ha salutato la regina Letizia congedandola “con la speranza di rivederla presto”.

Papa-Francesco-594x350Il Vaticano spiega il motivo del rinvio della visita al Gemelli:Un affaticamento dovuto alla sua vita intensa e carica di impegni, già altre volte è stata rinviata una visita”.

“Anche prima del viaggio in Terra Santa il Papa ha preso da solo da decisione di non recarsi in pellegrinaggio, come era previsto, al santuario del Divino Amore”. E “anche stavolta il Santo Padre ha deciso da solo di non andare”.

A impedire a Papa Bergoglio di recarsi al  Policlinico Gemelli è stata una “improvvisa indisposizione”, al termine di una settimana particolarmente faticosa.

Grande dispiacere da parte dei vertici del Policlinico Gemelli di Roma per l’inatteso annullamento della visita di papa Francesco,  che i dirigenti dell’ospedale hanno appreso praticamente in contemporanea con i 5mila fedeli in attesa, a pochi minuti dall’arrivo previsto del Pontefice.  La speranza di tutti è che la visita si possa riprogrammare al più presto.

L’annuncio del forfait è stato dato dal vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico dell’Università cattolica, spiegando che la visita è stata rinviata. Giuliodori non ha aggiunto altro sui motivi dell’annullamento.

Ma non desta particolari allarmi in Vaticano il rinvio – “per un’improvvisa indisposizione” – della visita di Francesco al Policlinico Gemelli. Il Papa in altre occasioni (quattro prima di oggi) ha dato forfait all’ultimo momento e poi è apparso in buona forma il giorno dopo.

Spesso saltare un impegno della sua fittissima e gravosa agenda è stato per lui un modo anche di risparmiare energie per i successivi appuntamenti. L’ultima volta è accaduto il 9 giugno, quando ha fatto rinviare alcuni incontri (tra l’altro l’udienza al Csm) all’indomani del ‘vertice di preghiera’ in Vaticano con i presidenti palestinese, Abu Mazen, e israeliano, Shimon Peres, e il patriarca ecumenico Bartolomeo I.

Ma il mercoledì successivo ha tenuto regolarmente in piazza San Pietro l’udienza generale (faticosissima perché come ogni volta ha salutato uno a uno centinaia di ammalati) e la domenica successiva si è recato a Trastevere per immergersi in una moltitudine di poveri e stranieri amici della Comunità di Sant’Egidio.

Sorridente e in buona forma solo qualche colpo di tosse mentre salutava gli ospiti, Papa Francesco ha ricevuto questa mattina  in udienza la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, giunta come tradizione a Roma in occasione della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

betlemmePapa Franceso,  giunto  in elicottero a Betlemme, seconda tappa del suo viaggio in Terrasanta,  durante il Regina Coeli alla fine della Messa celebrata in piazza della Mangiatoia a Betlemme, Francesco a braccio invita il presidente israeliano Simon Peres e quello palestinese Abu Mazen a lavorare per la pace: “In questo luogo, dove è nato il Principe della pace, desidero rivolgere un invito a lei, signor presidente Mahmoud Abbas, e al signor presidente Shimon Peres, a elevare insieme con me un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento”.

Papa Bergoglio  prima della messa ha incontrato Abu Mazen definendo il presidente palestinese “Uomo di pace e artefice di pace”. Il Santo Padre si è poi fermato davanti al muro alto otto metri che divide Israele dalla Palestina, ha sfiorato il muro con la mano, restando a lungo in silenzio come in preghiera, e vi ha appoggiato per un attimo la testa prima di tracciare con la destra il segno della croce. 

Padre  Federico Lombardi direttore della sala stampa della Santa Sede,  ha confermato: Il presidente palestinese Abu Mazen e quello israeliano Shimon Peres “saranno in Vaticano in tempi molto rapidi”, ha detto il direttore della sala stampa, spiegando che per raccogliere l’invito del Papa l’incontro si deve svolgere prima della fine del mandato di Peres, che decorre a luglio. Quindi l’incontro potrebbe avvenire il mese prossimo. Anche gli uffici dei due presidenti hanno confermato che incontreranno il Pontefice in Vaticano.
Papa Francesco in un appello alle parti: “È  giunto il momento” di avere “il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti” ha detto. 

Nunzio Scarano – E’ bufera intorno all’inchiesta sullo Ior. Questa mattina i militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza hanno arrestato monsignor Nunzio Scarano, Giovanni Maria Zito e Giovanni Carenzio. I tre sono stati arrestati con le accuse di corruzione e truffa. Secondo quanto spiegano fonti qualificate, l’inchiesta riguarda il rientro dalla Svizzera di grandi somme di denaro. A firmare le ordinanze è stato il gip Barbara Callari.

Nunzio Scarano – 20 milioni di euro dalla Svizzera

Secondo quanto si apprende, tutta la vicenda ruota intorno a Nunzio Scarano e Giovanni Maria Zito. I due infatti avrebbero stretto un accordo per finalizzare dalla Svizzera il rientro di 20 milioni di euro di proprietà di amici dello stesso monsignor Nunzio Scarano. Per fare questo, Zito avrebbe ottenuto 400mila euro. Dopo l’arresto di Nunzio Scarano, sono arrivate le parole di Silverio Sica, suo legale: “Quando sarà ascoltato dai magistrati romani don Nunzio risponderà alle loro domande e chiarirà il suo ruolo, la sua posizione e dimostrerà il suo disinteresse nella vicenda”.