Il Quirinale ha comunicato, con una breve nota, di non aver ancora ricevuto il testo del decreto legge della manovra correttiva da 47 miliardi di euro, che avrebbe l’obiettivo di correggere i conti pubblici entro il 2014.
“Poichè molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì – si legge nella nota – si precisa che a tutto oggi la presidenza del consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge”.
Questa precisazione ha suscitato inevitabilmente dei sospetti nell’opposizione, che ha interpretato il ritardo del governo come la volontà di inserire modifiche sostanziali al provvedimento approvato collegialmente dal Consiglio dei Ministri. Il Pd teme infatti che il governo stia inserendo nella manovra alcune novità non proprio gradevoli, dopo quelle su pensioni e enti locali, che sono state oggetto di numerose critiche,
Secondo i vertici del Partito Democratico, la nota del Quirinale non fa altro che confermare il fatto che il governo, sulla manovra, è alla prese con un “work in progress, e indirizza i suoi sospetti nei confronti di una norma in particolare.
Secondo fonti accreditate, ai Democratici risulta infatti che, nelle ultime ore, sarebbe stata inserita la norma cosiddetta “ammazzarinnovabili”, voluta fortemente dal ministro Calderoli, ma che il Consiglio dei Ministro aveva bocciato, dopo la netta e chiara opposizione del Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani. Questa indiscrezione ha peraltro provocato il disappunto del Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che ha commentato, senza mezzi termini: “Dopo ampio e approfondito dibattito, il consiglio ha approvato la manovra senza quella norma. Non comprendo come si possa ipotizzare una sua reintroduzione”.
Rinnovabili a parte, sono i provvedimenti sulle pensioni e sul welfare che premono maggiormente non solo all’apposizione, ma anche a diversi settori della maggioranza; in particolare, il provvedimento più criticato è quello che prevede il blocco totale della rivalutazione per gli assegni pensionistici cinque volte superiori il minimo e il blocco al 45% dell’indicizzazione per gli assegni di valore compreso tra tre e cinque volte il minimo (circa 18.300 euro l’anno), provvedimento che andrebbe a colpire una platea di circa cinque milioni di pensionati.
Anche il presidente del Senato Schifani ha auspicato che il governo finisca per ascoltare le ragioni dei sindacati per non far venire meno il “clima di pace sociale garantito in questi tre anni di governo”, e una possibile apertura alla revisione del contenuto della manovra è arrivato anche da Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione lavoro della Camera, che auspica l’adozione di soluzioni più equilibrate rispetto a quelle prospettate dalla manovra correttiva, non ultimo lo spostamento del peso dei tagli su fasce pensionistiche ancora più alte o, meglio ancora, su coloro che godono di due o più trattamenti pensionistici.
Cazzola ha infatti sottolineato che i tagli sono andati a colpire uno “zoccolo troppo basso”, posizione condivisa dall’Idv, che ritiene il provvedimento pessimo e in grado di scatenare tensione sociale.
Il decreto dovrebbe comunque essere trasmesso oggi al Capo dello Stato per la firma. Vedremo se conterrà le temute “sorprese”…