Fa discutere la recente approvazione da parte del Consiglio regionale della Lombardia della mozione presentata dalla Lega Nord che chiede di contrastare la diffusione della teoria gender negli istituti scolastici lombardi. Favorevole all’approvazione il centro destra, che ha bollato la teoria gender come pericolosa per i bambini, mentre contrari sono risultati il PD, il Movimento 5 Stelle, i quali hanno inteso come ignorante e oscurantista la scelta di bloccare la diffusione dell’argomento nelle scuole lombarde. La mozione è stata approvata mediante voto segreto con il sostegno della giunta Maroni, quindi quel che è fatto è fatto: i bambini lombardi non sentiranno parlare di teoria gender durante le ore scolastiche.
Secondo Romeo, portavoce lombardo del carroccio, l’educazione alla sessualità spetta alla famiglia e non alla scuola e la richiesta di bloccare la diffusione del materiale scolastico che parla di teoria gender è in linea con la Costituzione e con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. In regione è stato sollevato un vero e proprio polverone, in quanto dopo l’approvazione, il presidente di Forza Italia Claudio Pedrazzini ha sottolineato il fatto che il rispetto della persona si realizza quando sono chiare ‘le differenze fra la natura umana’, mentre Luca del Gobbo di Ncd ha messo in guardia i presenti sul ruolo della comunità scientifica, che non va sottovalutato in quanto favorevole alla spiegazione della teoria gender negli istituti scolastici.
Le repliche da parte dell’opposizione sono arrivate pronte e i termini impiegati sono stati ‘ignoranza‘ e ‘oscurantismo‘. L’abolizione della diffusione della teoria gender è stata infatti letta come un gesto per colpire i diritti dei cittadini, fra i quali le unioni di fatto e i diritti delle persone omosessuali. La vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi del Partito Democratico ha inoltre bollato come illogica la manovra, in quanto non esiste nessuna normativa approvata nel Parlamento Italiano che indica di inserire la teoria gender nei programmi scolastici. La stessa teoria è stata dichiarata ‘fantomatica‘, in quanto esistono solo studi sul genere. La vicepresidente ha quindi sottolineato la vocazione alla parità dei generi, la lotta contro la discriminazione e agli stereotipi, concetti che sono contenuti nella Costituzione italiana e che rischiano di non essere applicati a dovere, almeno nei programmi scolastici offerti dalla regione Lombardia.