Verso le ore 19.00 di lunedì 25 gennaio si è scatenata la paura nella stazione Termini di Roma. Lo snodo ferroviario è stato infatti evacuato in pochi minuti e i passeggeri allontanati in seguito all’individuazione di un uomo che si aggirava nel territorio armato di un fucile. I giornali hanno subito dato la notizia, affermando che si trattava di un alto rischio terrorismo. Alcuni minuti dopo l’allarme è però rientrato, i passeggeri sono stati fatti partire per le loro destinazioni e la stazione è stata riaperta al pubblico. Ma come si sono svolti i fatti?
Le telecamere di sicurezza avevano ripreso un uomo con giubbino azzurro e capellino aggirarsi per la stazione brandendo un fucile. Diverse segnalazioni erano quindi arrivate dai frequentatori della stazione. A questo punto le autorità avevano dato il via alle normali procedure antiterrorismo, basate sull’evacuazione degli spazi e anche sul controllo delle vie attigue alla stazione Termini.
L’uomo era quindi salito tranquillamente sul treno e, bloccato da un carabiniere, si è rivelato stupito, perché in mano non stava brandendo un fucile vero, ma un giocattolo destinato al figlio. La circolazione ha quindi potuto ripartire e quella che si temeva potesse diventare una strage si è invece conclusa con un sospiro di sollievo.
Gli inquirenti vogliono però vederci chiaro e hanno trattenuto l’uomo nella locale centrale di polizia di Anagni, il quale è ora ricercato dalle forze dell’ordine perché potrebbe essere passibile di una denuncia per procurato allarme. Dove sta il filo della ragione su questa vicenda? Difficile a dirsi, perché dopo gli attentati che hanno scosso il mondo intero, l’allarme terrorismo è molto alto, soprattutto nei nodi di trasporto più cruciali del paese come la stazione Termini di Roma. Agli inquirenti spetterà quindi valutare la gravità del gesto e la portata delle sue conseguenze su scala logistica.