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genova contestato beppe grilloIl Movimento Cinque Stelle cambia volto, anzi logo e grazie ad un referendum indetto sul web sceglie di togliere il nome del suo padre fondatore Beppe Grillo dalla sua grafica. La consultazione era stata lanciata dallo stesso Grillo e alla votazione on line hanno partecipato ben 40.995 iscritti certificati. La maggioranza, composta da 31.343 iscritti, ha votato per togliere il nome del fondatore, mentre la minoranza di 9.652 iscritti ha dichiarato la volontà di mantenere invariato il simbolo del movimento politico.

Secondo Luigi Di Maio, vicepresidente della camera e componente del direttivo del movimento, si tratta di un gesto che rivela quanto il partito sia cresciuto e diventato adulto nel corso di questi anni. Di Maio ha quindi ringraziato Beppe Grillo, affermando che si tratta di un uomo generoso, che ha permesso al movimento di camminare con le proprie gambe e di diventare una delle forze politiche più importanti del nostro paese.

Per questioni burocratiche, il cambiamento del simbolo non avverrà in modo immediato e nei prossimi mesi chi possiede la titolarità di utilizzo del logo sarà istruito su come procedere, ma fino ad allora il logo del movimento stellato rimarrà invariato nelle comunicazioni pubbliche e private.

Sono trascorsi molti anni dalla nascita del blog di Beppe Grillo, il quale ha spento dieci candeline nel 2015. L’informazione web è da sempre stata il fulcro della propaganda del comico genovese e il movimento è nato nel 2009, quattro anni dopo la diffusione del blog. Da allora gli strumenti multimediali sono stati gli unici impiegati dal movimento, che anche in questo caso ha chiamato a raccolta i fedeli per votare su una questione apparentemente semplice, ma che nasconde delle implicazioni decisamente importanti per il futuro e la leadership del movimento.

4cb27682-5e40-4a17-b4bf-e6efdf9f1f49_mediumMatteo Renzi,  in un’intervista a Millennium in onda questa sera, ha parlato a tutto campo. Il premier ha detto che verrà riscritto lo statuto dei lavoratori: “Si è fatto un ddl delega che si sta discutendo in Parlamento. È giusto o no riscrivere lo statuto dei lavoratori? Sì, lo riscriviamo. E riscrivendolo pensiamo alla ragazza di 25 anni che non può aspettare un bambino perché non ha le garanzie minime, non parliamo solo dell’art. 18, che riguarda una discussione tra destra e sinistra”.

“L’articolo 18 è un totem ideologico. Proprio per questo trovo inutile stare adesso a discutere se abolirlo o meno. Serve solo ad alimentare il dibattito agostano degli addetti ai lavori”.

Una stilettata però all’indirizzo di Alfano non manca, quando Renzi ricorda che il titolare del Viminale ha parlato degli immigrati chiamandoli ‘vu cumprà’. “E’ un termine giusto? Per me no. Io non l’avrei utilizzato” ha detto il premier. Il capitolo sulla questione lavoro si è chiuso poi quando ha ribadito che con Alitalia è definitivamente tramontata la stagione dei soldi pubblici alle aziende: “E’ del tutto doveroso. Ne abbiamo messi talmente tanti di soldi pubblici che sarebbe inaccettabile”.

A chi gli domanda se le proposte sull’economia avanzate da Forza Italia rientrino nell’intesa siglata con Berlusconi risponde: “Ci deve essere rispetto per tutti, i dossier degli altri li leggo sempre. Ma per noi l’accordo è su due punti: le riforme istituzionali e la legge elettorale”.