Notizie riguardanti il mondo della scuola.
Scuola: Piero Pelù in difesa dei precari
Un euro all’ora per i commissari esterni è uno stipendio irrisorio, che chiede di essere ritoccato. Così ha commentato la riforma della scuola che interessa la chiamata dei commissari esterni a vigilare le prove di esame il premier Matteo Renzi. Un euro per ogni ora di lavoro è uno stipendio che deve essere rivisto e il governo deve quindi lavorarci, ma nel frattempo le nomine sono ferme e nessuno vuole ricoprire questo ruolo, da nord a sud. Tante sono infatti le provincie che sono ancora sguarnite di queste figure, indispensabili per il prosieguo degli esami che si terranno nei prossimi mesi.
La buona scuola sembra quindi presentare tanti problemi e avere fatto tanti buchi nell’acqua, soprattutto per quanto riguarda i precari e il loro inserimento nel contesto lavorativo scolastico. Ad affermarlo e a condividere la lotta contro il precariato ci ha pensato un big della musica italiana, Piero Pelù, che si è prontamente mobilitato contro il concorso truffa, leit motiv di questi giorni.
Sul suo profilo Facebook, il cantante fiorentino ha pubblicato un’immagine dove tiene in mano un cartellone con l’hashtag #noalconcorsotruffa. Il profilo di Piero Pelù vanta moltissimi followers e il cantante si è sentito in obbligo di manifestare il suo dissenso contro un sistema che non si propone chiaro e che non permette di risolvere il problema del precariato nel sistema scolastico del nostro paese.
Pelù ha quindi dichiarato che migliaia di insegnanti gli scrivono ogni giorno sul suo profilo, lamentando che il concorso truffa potrebbe far perdere il posto di lavoro guadagnato dopo anni di lavoro e di sacrifici. Si tratta di un sistema fasullo e non meritocratico, che dimostra la scarsa attenzione dello Stato e del governo sul tema fondamentale dell’istruzione. Il cantante, da sempre impegnato nelle battaglie sociali, ha quindi concluso chiedendo l’attenzione dell’opinione pubblica del governo perché il ‘concorso truffa’ venga cambiato, così come le sue regole, che non sono giuste né sufficienti per contrastare il problema del precariato che affligge il sistema scolastico italiano.