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Ahmed MohamedMolti lettori si ricorderanno la vicenda del piccolo Ahmed, un ragazzo musulmano residente in Texas che era stato fatto arrestare in quanto la maestra aveva pensato che avesse trasportato una bomba a scuola durante l’ora di lezione. Il ragazzino aveva invece trasportato nel suo zaino niente meno che un orologio fatto con le sue mani, che aveva preparato a casa come compito per la lezione precedente. Il ragazzino venne quindi arrestato e costretto da sette adulti a firmare una lettera in cui dichiarava di aver voluto portare a scuola una finta bomba.

Il caso sollevò un vero e proprio polverone nel cuore dell’assolato Texas e molte furono le manifestazioni di affetto e di stima che arrivarono al piccolo Ahmed, anche dal presidente Barack Obama stesso, che gli inviò un messaggio personale poi condiviso nei social di tutto il mondo.

Ma ora la famiglia del ragazzo non ci sta e ha fatto causa alla scuola e al comune di Irving per avere ingiustamente accusato il figlio e per avere leso irreparabilmente la sua reputazione di fronte alla comunità globale. La cifra richiesta dall’avvocato della famiglia di Ahmed, Kelly Hollingsworth, è di ben 15 milioni di dollari, i quali si legano alla richiesta di scuse pubbliche che Ahmed dovrebbe ricevere dal capo della polizia, dal direttore del distretto scolastico che ha deciso di sospenderlo e anche dal sindaco della città texana.

L’avvocato ha dichiarato che si tratta di una cifra astronomica, ma che la vita del ragazzo, da quel momento in poi, è completamente cambiata e ora merita giustizia perché altre persone hanno sbagliato nel giudizio. La vicenda si propone quindi molto interessante, da un lato perché apre nel profondo Texas nuove discussioni sul tema della accoglienza razziale, poco sentito dalla notte dei tempi in questa zona degli States, ma si propone anche in viva contrapposizione anche con i recenti fatti di cronaca avvenuti a Parigi, che richiedono la massima attenzione e i più alti controlli in ogni ambiente pubblico.

vaccino influenza 2014 mortiLe conseguenze dei vaccini su pazienti non saranno risarcite dallo Stato se il medico ha seguito il corretto protocollo di vaccinazione. La notizia arriva da Napoli, dove il ricorso effettuato da una donna partenopea per cattiva esecuzione di una iniezione intramuscolare non è stato accolto dalla terza sezione civile della Cassazione.

La situazione si rivela molto spinosa e interessa numerose persone in tutto il paese. La donna aveva infatti accusato il medico che le aveva effettuato la vaccinazione obbligatoria di avere leso il nervo circonflesso durante la vaccinazione. La Cassazione ha invece dimostrato che il medico ha seguito il protocollo standard e che il nervo circonflesso può avere una forma variabile da persona a persona. Il medico, secondo la legge, ha quindi operato in modo corretto e la paziente non ha il diritto di vedersi risarcito un danno che forse si porterà dietro per tutta la vita.

Si tratta di una decisione presa in accordo fra i giudici della Corte di Cassazione, i quali hanno raccolto le prove a favore del medico che ha eseguito la vaccinazione. Secondo le prove, il medico aveva operato secondo protocollo e senza effettuare accertamenti di sorta, in quanto non previsti dal protocollo stesso, soprattutto in caso di una paziente di routine. La lesione subita è stata quindi attribuita al caso fortuito e ora la donna che ha sporto la denuncia dovrà pagare 4mila euro di spese legali, il tutto a causa di un’imprevedibilità del nervo circonflesso, che può rispondere in modo variabile alle iniezioni a seconda dei soggetti.

La vicenda apre nuovi scenari dal punto di vista della sanità e si scontra con problemi di mancata informazione da parte delle strutture sanitarie, ma anche con la possibilità che molte persone possano trarre un profitto da episodi del genere. La decisione dei Giudici della Cassazione ha quindi stabilito un precedente che prima d’ora non si era mai verificato, e che molto probabilmente verrà applicato anche in altri casi di questa tipologia.

Eternit – E’ stato condannato a 18 anni dalla Corte d’Appello di Torino l’imprenditore Stephan Schemidheiny, imputato per la morte di 200 persone esposte all’amianto. La Corte d’Appello ha inoltre disposto un risarcimento di oltre 30 milioni di euro al comune di Casale Monferrato, dove l’azienda di Schmidheiny aveva costruito il più grande stabilimento presente sul territorio italiano. Venti milioni di risarcimento sono andati anche alla regione Piemonte.

Eternit – luogo a non procedere per Luois De Cartier

De Cartier invece, secondo proprietario dell’azienda, è venuto a mancare qualche giorno fa. Secondo la Corte d’Appello, l’imprenditore è anche il responsabile dei disastri avvenuti negli stabilimenti Eternit di Rubiera e Bagnoli. Louis De Cartier invece, è stato assolto dai giudici per alcuni dei fatti a lui imputati, mentre per tutti gli altri episodi hanno dichiarato il non luogo a procedere vista la morte dello stesso imputato, avvenuta qualche giorno prima del processo.

Giuseppe GulottaGiuseppe Gulotta, il muratore di Certaldo, accusato di aver partecipato alla strage dei due carabinieri nella caserma di Alcamo Marina (Trapani) del 1976, quando aveva solo 18 anni, dopo aver passato 22 anni in carcere, da uomo innocente, è stato assolto il 13 febbraio del 2011 dalla Corte di assise d’appello di Reggio Calabria. Ora, a circa un anno di distanza dalla fine del suo calvario personale, l’uomo chiede allo Stato un risarcimento di 69 milioni di euro, questa la richiesta che i legali dell’uomo hanno fatto al ministero della Giustizia secondo quanto riportato sul quotidiano “La Nazione”. Un maxi risarcimento che fa discutere e che anima la querelle tra chi è solidale con l’ingiustizia subita da Giuseppe Gulotta e chi invece appare sconcertato da una cifra di tale entità chiesta come risarcimento per la privazione della libertà per 22 anni.

 

“La riparazione dell’errore giudiziario – spiega l’avvocato Pardo Cellini al quotidiano “La Nazione” – va commisurata alla durata dell’espiazione della pena e alle conseguenze personali e familiari derivanti dall’ingiusta condanna. Tenuto conto della durata della grave vicenda e del periodo di detenzione patito, il danno complessivo è enorme”.