Molti lettori si ricorderanno la vicenda del piccolo Ahmed, un ragazzo musulmano residente in Texas che era stato fatto arrestare in quanto la maestra aveva pensato che avesse trasportato una bomba a scuola durante l’ora di lezione. Il ragazzino aveva invece trasportato nel suo zaino niente meno che un orologio fatto con le sue mani, che aveva preparato a casa come compito per la lezione precedente. Il ragazzino venne quindi arrestato e costretto da sette adulti a firmare una lettera in cui dichiarava di aver voluto portare a scuola una finta bomba.
Il caso sollevò un vero e proprio polverone nel cuore dell’assolato Texas e molte furono le manifestazioni di affetto e di stima che arrivarono al piccolo Ahmed, anche dal presidente Barack Obama stesso, che gli inviò un messaggio personale poi condiviso nei social di tutto il mondo.
Ma ora la famiglia del ragazzo non ci sta e ha fatto causa alla scuola e al comune di Irving per avere ingiustamente accusato il figlio e per avere leso irreparabilmente la sua reputazione di fronte alla comunità globale. La cifra richiesta dall’avvocato della famiglia di Ahmed, Kelly Hollingsworth, è di ben 15 milioni di dollari, i quali si legano alla richiesta di scuse pubbliche che Ahmed dovrebbe ricevere dal capo della polizia, dal direttore del distretto scolastico che ha deciso di sospenderlo e anche dal sindaco della città texana.
L’avvocato ha dichiarato che si tratta di una cifra astronomica, ma che la vita del ragazzo, da quel momento in poi, è completamente cambiata e ora merita giustizia perché altre persone hanno sbagliato nel giudizio. La vicenda si propone quindi molto interessante, da un lato perché apre nel profondo Texas nuove discussioni sul tema della accoglienza razziale, poco sentito dalla notte dei tempi in questa zona degli States, ma si propone anche in viva contrapposizione anche con i recenti fatti di cronaca avvenuti a Parigi, che richiedono la massima attenzione e i più alti controlli in ogni ambiente pubblico.