Trasparenza sul 5 per mille: questo è stato chiesto dalla CEI durante la riunione di Genova che si è tenuta nei giorni scorsi. Il consiglio si è proposto di tracciare le linee guida di un intervento promosso a rendere più rigorosa la gestione del contributo statale. A conti fatti, si tratta della risposta più o meno diretta ai rilievi che erano stati resi noti dalla Corte dei Conti, che nelle sue deliberazioni aveva sollevato una questione legata alla verifica dei fondi percepiti. Secondo il Collegio, il controllo dei fondi erogati non era infatti di natura contabile, ma basata sul controllo delle finalità, quindi troppo poco per la legge italiana.
I vescovi riuniti si sono quindi imposti di porre rimedio alla questione, introducendo la richiesta di consegna del bilancio preventivo e consuntivo per provare l’impiego etico e la precisa rendicontazione dei proventi. Si tratta di un sistema che si propone di porre rimedio agli episodi di truffa che erano stati registrati a Montecassino e a Trapani, dove i soldi del 5 per mille erano finiti nell’acquisto di beni di lusso anziché per le opere caritatevoli ai quali erano stati destinati.
Il collegio ha quindi chiesto chiarezza, e la CEI ha prontamente risposto con un sistema di controllo che potrà rassicurare i donatori nel futuro più prossimo. Si tratta di una manovra che era stata chiesta a grande voce dalla stessa curia, per bloccare le infiltrazioni di marcio nel sistema. Tanti sono infatti i denari investiti ogni anno nella costruzione di opere religiose e di progetti benefici da parte della Chiesa, ma la questione del 5 per mille chiedeva di essere sanata e regolarizzata per non permettere che certi episodi si ripetessero, soprattutto alla luce dell’imminente periodo di dichiarazione dei redditi che attende il popolo italiano.