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solar-e1344538932455Secondo gli studiosi arriverà una super tempesta solare anche se è impossibile calcolare con precisione quando.

A chiedere ai Governi di mettere in atto contromisure e’ un gruppo di ricercatori della task force internazionale SolarMax dalle colonne della rivista Physics World.
Gruppi di ricercatori con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione sul problema, sensibilizzando i governi, esistono anche in Europa con lo scopo di tenere alta l’attenzione per non farsi cogliere impreparati dalla super-tempesta solare.

Anche in Italia sta nascendo un gruppo chiamato Swic (Space Weather Italian Community). “L’obiettivo e’ coordinarsi in una rete europea”, spiega Massimo Messerotti, dell’osservatorio di Trieste dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e membro del Consiglio direttivo della Swic.

Il gruppo del SolarMax coordinato da Ashley Dale, dell’universita’ di Bristol, non usa mezzi termini e avverte che gli effetti della super-tempesta solare potrebbero essere “catastrofici” e protrarsi “a lungo termine”.

Impossibile definire quando avverrà, impossibile fare previsioni precise, ma ciò che è certo è che una violenta tempesta solare si verificherà in futuro sul nostro pianeta. Una tempesta causata da onde di particelle inviate dal sole verso il nostro pianeta, in grado di alterare e danneggiare pesantemente i sistemi e le linee elettriche, provocare blackout e mandare in tilt satellite e telecomunicazioni.

L’elevata distanza tra Terra e Sole, ci ripara ovviamente dagli effetti devastanti che invece si evidenziano su Mercurio e Venere, dove le tempeste solari arrivano con notevoli intensità e, causa anche mancanza di atmosfera, rendono questi pianeti inospitali per qualunque forma di vita conosciuta.

Di tanto in tanto, però, le eruzioni solari sono molto più intense del solito, tanto da giungere anche sulla Terra.
Secondo i calcoli della Nasa avviene una tempesta ogni 150 anni e l’ultima c’è stata nel 1859, tuttavia  quell’evento non è stato l’unico, nel 1921 c’è stata un’altra tempesta, forse più intensa, così come un’altra forte tempesta c’è stata nel 1989 ed è rimasta memorabile anche la tempesta di Halloween, fra ottobre e novembre 2003, con interruzioni dei segnali Gps e delle telecomunicazioni.

Non ci sono elementi per dire se la tempesta arriverà a breve o fra 100 anni, ma gli studiosi sono certi che si verificherà, ma non sono in grado di dire quando; l’importante è essere preparati ad affrontare questi eventi estremi.

breastUno studio condotto su oltre 1 milione di pazienti, nel Regno Unito, per un periodo di 14 anni, presentato al Frontiers in CardioVascular Biology (FCVB) 2014 a Barcellona, in Spagna, ha messo in evidenza che il colesterolo alto e’ associato a un aumento del rischio di sviluppare il cancro al seno.

“Il nostro studio preliminare suggerisce che le donne con il colesterolo alto nel sangue possono avere un maggior rischio di ammalarsi di cancro al seno”, ha spiegato Rahul Potluri, scienziato della Aston University (Regno Unito) e autore dello studio.

“Si prospetta la possibilita’ – ha continuato – di prevenire il cancro al seno con le statine, che abbassano il colesterolo, ma questo e’ uno studio preliminare, che ha bisogno di piu’ ricerca prima di testare questa idea”. Negli ultimi anni, alcuni studi hanno suggerito l’esistenza di un’associazione tra obesita’ e tumore al seno. “Abbiamo deciso – ha detto Potluri – di indagare sulla possibile associazione tra iperlipidemia, che e’ essenzialmente il colesterolo alto, e il cancro al seno”

I ricercatori hanno condotto un’analisi retrospettiva su oltre un milione di pazienti. Tra questi sono presenti 664.159 donne, di cui 22.938 con iperlipidemia e 9.312 hanno avuto il cancro al seno. Circa 530 donne con iperlipidemia hanno sviluppato il tumore.

Tramite l’uso di un modello statistico, i ricercatori hanno scoperto che l’iperlipidemia aumenta il rischio di cancro al seno di 1,64 volte. “Abbiamo trovato che le donne con colesterolo alto – ha spiegato Potluri – avevano una probabilita’ significativamente maggiore di sviluppare il cancro al seno.

Questo era uno studio osservazionale e quindi non possiamo concludere che il colesterolo alto causa il cancro al seno, ma la forza di questa associazione merita ulteriori indagini”.

131204130551-facebook-password-620xaUn gruppo di ricercatori americani della Cornell University e della University of California di San Francisco, ha ha condotto un vasto esperimento psicologico su quasi 700 mila utilizzatori del più popolare social network, Facebook,  alterando in parte le informazioni da loro comunicate per vedere se il “contagio emotivo” si verifica anche a distanza.

I ricercatori hanno cambiato l’algoritmo che determina cosa viene mostrato nella bacheca di 689,003 persone, che sono state divise in due gruppi, per un totale di oltre tre milioni di aggiornamenti.
Ad uno dei due gruppi venivano mostrati post positivi, con parole come “amore”, “bello”, “dolce”, mentre all’altro apparivano post negativi, con parole come “antipatico”, “dolore”, “brutto”.
È così venuto fuori che i due gruppi hanno reagito a loro volta postando messaggi dal contenuto negativo o positivo a seconda dei post che avevano ricevuto.

“Abbiamo anche osservato l’effetto di astinenza, le persone che sono state esposte a un minor numero di post positivi nel loro News Feed, hanno prodotto una serie di contenuti e aggiornamenti di stato generalmente meno positivi”.

“Gli stati emotivi si possono trasmettere per un fenomeno di contagio, inducendo altre persone a provare le stesse emozioni senza che ne siano coscienti”, hanno affermato gli autori della ricerca, che ha mostrato “la realtà di un contagio di massa attraverso il social network”.

In un post pubblico su Facebook, uno dei co-autori dello studio ha risposto alle polemiche suscitate, ammettendo che le motivazioni della ricerca non erano chiaramente espresse.: Adam D.I. Kramer, che è anche membro del Data Science team del social network, ha spiegato che “all’origine c’è l’impegno a migliorare il prodotto, cercando di capire il reale impatto emotivo sugli utenti.

In particolare, ha scritto Kramer, i ricercatori hanno ritenuto importante studiare l’influenza dei commenti positivi e negativi, sottolineando come questi ultimi lascino alle persone una sensazione di esclusione, che potrebbe spingerle a evitare l’uso di Facebook”.