L’attività delle trivelle attive entro le 12 miglia nautiche continuerà fino all’esaurimento dei giacimenti interessati. Questo è il risultato del referendum popolare indetto per il 17 aprile, che ha richiamato alle urne il 32.1% degli aventi diritto al voto, troppo pochi per raggiungere il quorum richiesto dalla legge.
I votanti hanno votato Sì nell’80% dei casi, un dato annunciato, che si rivela però inutile ai fini legislativi. Il premier Matteo Renzi ha commentato a caldo i risultati, affermando che non ha certamente vinto il governo, bensì i lavoratori impegnati nelle piattaforme. Chi ha vinto sono stati loro e il governo nutre il massimo rispetto per tutti coloro che hanno scelto di andare a votare, perché si tratta di un diritto innegabile e che nessuno potrà mai toccare.
A chi, nei scorsi giorni, aveva bollato il referendum di essere un’azione antiRenzi resta quindi un pugno di mosche in mano, un risultato che non si può valutare solo politicamente, perché molti sono i fattori che hanno concorso al non raggiungimento del quorum, anche la bella giornata di ieri e forse la scarsa partecipazione da parte di regioni poco toccate dall’argomento, come quelle dell’entroterra. 14 milioni di votanti sono in ogni caso un successo per il referendum e ci sono regioni, come la Puglia, che hanno deciso di non mollare l’osso e di proseguire nella lotta contro le trivelle.
Un appello a non smettere di lottare è arrivato anche dal Movimento 5 Stelle, che aveva calorosamente invitato gli elettori a votare per l’abolizione delle trivelle. Con un tweet e un comunicato sul blog del movimento è arrivato il ringraziamento agli elettori che hanno deciso di manifestare la loro volontà per un mare pulito e per la ricerca di fonti alternative alle fossili, nel nostro paese così come in tutto il mondo.