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giuliano-pisapia-sindaco-milanoMarco Doria, Giuliano Pisapia e Massimo Zedda hanno unito le forze e hanno scelto di inviare una lettera al quotidiano La Repubblica nella quale annunciano la volontà di lavorare uniti per il bene del paese, per scongiurare che in Italia non avvenga una rotta politica a destra come è recentemente accaduto nella Francia di Marine Le Pen.

I primi cittadini di Genova, di Milano e di Cagliari, tutti eletti nelle fila del Partito Democratico italiano si sono rivolti al direttore di Repubblica e a tutti i lettori e cittadini italiani raccontando il loro modo di operare, il loro impegno ideale e non ideologico e la loro voglia di fare bene al di là della fede politica. La paura di un’inversione di rotta verso la destra più estrema e populista è infatti dietro l’angolo e, per questo motivo, i tre sindaci hanno sentito l’obbligo di comunicare i loro ideali al popolo italiano.

I sindaci si sono appellati alla volontà di appianare e di superare le attuali divisioni che sono aperte e pulsanti all’interno del Partito Democratico, le quali chiedono di essere vinte in previsione delle future primarie. Si tratta di una richiesta all’unione che si propone come l’unica arma per mostrare all’elettorato che il Partito Democratico è forte e coeso e che quindi gli elettori vi possono riporre fiducia.

Alla luce della schiacciante vittoria di Marine Le Pen alle regionali francesi, e anche delle recenti vittorie politiche dell’estrema destra in molti paesi dell’Europa, l’appello dei sindaci italiani all’unione suona quindi come un monito. Se il Partito Democratico non si unisce, non supera le sue incomprensioni e non si propone come coeso, gli italiani potrebbero seguire l’esempio dei vicini francesi e indirizzare il loro voto verso chi promulga una politica estrema e dalle sfumature razziste e populiste. Si tratta quindi di una previsione che i sindaci chiedono di scongiurare nel paese in nome di una situazione di pace e di serenità comune a tutta l’Europa e finalizzata al benessere politico del nostro paese.

costanzo1Un talk dalle mille facce, ilMaurizio Costanzo Show è senza dubbio un pezzo importante di storia della tivù italiana, il talk show per eccellenza ospitato per quasi tre decenni al Teatro Paioli di Roma. Per celebrarlo, Canale 5 ci fa questo regalo e, dedicata al programma otto appuntamenti speciali in seconda serata, al via dal 7 luglio, commentati dallo stesso Maurizio Costanzo.

Maurizio Costanzo, che introdurrà con un suo commento ognuno degli otto appuntamenti dice:“Colgo l’occasione per ringraziare gli spettatori che numerosi mi hanno seguito in passato e che mi auguro abbiano voglia di seguirmi ancora”.

Dal teatro Parioli sono passati ventisette anni di costume, cronaca, politica e spettacolo, 4300 puntate, 32 mila e 300 ospiti per un totale di 8 mila e 100 ore di trasmissione, ora nel corso delle otto puntate rivivremo l’emozione degli  incontri con i  grandi dello spettacolo italiano come Vittorio Gassman,Marcello Mastroianni,Alberto Sordi  Sophia Loren.

In queste puntate avremo  anche l’occasione per rivedere i tanti volti lanciati da Costanzo che ancora oggi sono artisti e personaggi di successo come Enzo Iacchetti, Francesco Baccini, Lello Arena, Vittorio Sgarbi, Afef Jnifen, Giobbe Covatta, Dario Vergassola, Stefano Nosei, David Riondino, Daniele Luttazzi, Gianni Fantoni, Nick Novecento, Valerio Mastandrea, Ricky Memphis, Walter Nudo, Platinette, Giampiero Mughini, Willy Pasini e tanti altri.

Il Maurizio Costanzo Show  arriva su Canale 5 dopo il grande successo di ascolti incassato su Mediaset Extra, e anche qui farà come sempre il boom di ascolti.

clionapolitano3Il presidente della Repubblica compie 89 anni, essendo nato a Napoli il 29 giugno 1925,  è l’undicesimo e più vecchio capo dello stato nella storia della Repubblica italiana, in carica dal 15 maggio 2006. Prima di lui solo Sandro Pertini aveva superato gli 88 anni al termine del suo mandato, ma non ne aveva ancora compiuti 89.
L’inquilino che vigila dal Colle sugli italiani è ancora lui, re Giorgio. Napolitano trascorrerà questa giornata festiva insieme ai familiari nella tenuta presidenziale di Castelporziano.
Forse nemmeno lui pensava di dover vivere un secondo settennato al Quirinale (caso finora unico in Italia), anche se nei momenti di scoramento “Re Giogio” fa trapelare la sua voglia di tornare alla vita privata e ai suoi familiari.

Sembra passata un’eternità da quel 29 giugno dell’anno scorso quando l’intera classe politica  ancora frastornata dal siluramento nel segreto dell’urna di Romano Prodi, candidato del Pd al Quirinale, un vero terremoto politico che portò alla storica rielezione di Napolitano allo scranno più alto, voluto da tutti i partiti per uscire dalla crisi economica e procedere alle riforme istituzionali . Un bis mai verificatosi nella storia repubblicana e che ha aperto una fase politica in chiaro-scuro per Napolitano.

Ora le riforme sembrano avviate seppure tra mille difficoltà,  è   lo stesso Napolitano a sembrare ottimista: infatti ha detto poco tempo fa che si avvicina il momento in cui lui potrà passare la mano, cioè dimettersi. Sperando che questa volta i partiti siano capaci di trovare un sostituto, possibilmente più giovane.

Papa Francesco incontra i bambini del Dispensario S. MartaIn una lunga intervista a Il Messaggero il Papa parla dei problemi della città di cui è vescovo, dei prossimi viaggi e del suo ruolo nella Chiesa. Ma è sul tema dello sfruttamento dei bambini che Bergoglio esprime “sofferenza”.

“Per alcuni lavori manuali vengono usati i bambini perché hanno le mani più piccole – spiega – ma i bambini vengono anche sfruttati sessualmente”. E racconta – ricordando scene vissute a Buenos Aires –  che gli ”anziani” che abbordano prostitute di meno di 15 anni sulla strada potrebbero essere “nonni” e invece ”sono pedofili’. La soluzione? ”Una buona politica sociale”.
Su questo dovrebbe rispondere la politica. “Per esempio con servizi sociali” che aiutino “le famiglie a capire, accompagnandole ad uscire da situazioni pesanti”. E sulla politica afferma che il problema è ” che si è svalutata, rovinata dalla corruzione, dal fenomeno delle tangenti”. ”La corruzione – aggiunge – purtroppo è un fenomeno mondiale. Ci sono capi di Stato in carcere proprio per questo”.

 

Parlando della Chiesa, il Papa spiega di non decidere da solo. ”Grazie a Dio non ho nessuna Chiesa, seguo Cristo. Non ho fondato niente. Dal punto di vista dello stile non sono cambiato da come ero a Buenos Aires. Sul programma, invece, seguo quello che i cardinali hanno chiesto durante le congregazioni generali prima del conclave. Il Consiglio degli otto cardinali – prosegue – era stato chiesto perché aiutasse a riformare la curia . Nessuna cosa l’ho fatta da solo”

MUSICA: HEINEKEN JAMMIN FESTIVALVasco Rossi il 25 giugno parte dallo stadio Olimpico di Roma con il concerto  “Live Kom 014 , poi sarà la volta di San Siro a Milano il 4 luglio, per sette date.
Vasco  rilascia un’intervista a Vanity Fair, che gli dedica la copertina, in cui parla del suo matrimonio, del tour e dell’effetto che gli fanno i commenti sul web.

A 24 anni dalla prima volta che mise piede in uno stadio da protagonista il San Siro di Milano: “A quei tempi, gli stadi li facevano solo gli stranieri, noi italiani suonavamo nelle grandi discoteche o alle feste dell’Unità. Alla fine degli anni Ottanta ricordo che feci 15 mila persone a Reggio Emilia. Pensavo di aver raggiunto il massimo”. Oggi è il primo  rocker d’Italia.

Durante la lunga intervista al mensile Vasco racconta del suo matrimonio con Laura Schmidt, “l’ho fatto per metterla tranquilla, per motivi burocratici, perché bisogna far così. La fede non la porto, ma solo perché ho il terrore degli anelli”, una paura che deriva da un racconto che gli fece il padre: “Mi disse che un tizio si era strappato un dito saltando giù da un camion perché l’anello era rimasto impigliato da qualche parte. Ma, comunque, la fede la porto sempre con me in una borsina, è il mio portafortuna”

Nell’intervista a Vanity Fair sulla politica dice:

“In Italia bisognerebbe cambiare praticamente tutto. Intanto la burocrazia: farraginosa, costosa e inefficiente” e poi la giustizia, con processi troppo lenti, mentre di Renzi dice: “Si muove bene, sa comunicare, ha portato in politica una generazione di giovani. Sono contento che stia cercando di dare una sterzata, anche se ho il dubbio che siamo al punto in cui la macchina va fuori strada comunque”; il problema, comunque, alla fine è che ”la politica o la fai o stai zitto, perché è lo stesso che discutere di calcio davanti alla Tv: non serve a niente, visto che l’allenatore non siamo né io né lei.

E poi meglio cambiar discorso sennò finisco nei guai. Già l’estrema sinistra mi odia” dice spiegando che è così perché non è un militante, ma “un artista libero e indipendente” e ricorda di quando venne a sapere che volevano contestarlo durante la sua partecipazione del 2009 al Concertone del Primo maggio a Roma, una contestazione di cui nessuno si accorse perché erano pochi, il “genere che su internet, siccome c’è l’anonimato, crede di poter scrivere quello che gli pare. Se uno mi incontra non è che mi dice: ‘Mi fai schifo, sei una merda, muori’, però lo scrive”.

Gli insulti che legge , come quando in uno dei commenti a uno dei suoi video su YouTube lesse “Spero che ti venga un ictus vecchio drogato di merda”, frase che lo turbò, almeno per una notte, poi se ne capacitò e rispose, tra sé, in maniera ironica: “Vecchio, be’, non posso certo dire di essere giovane. Drogato lo ero vent’anni fa, se lo ero, perché sono sempre stato un tossico indipendente, nel senso che l’eroina non l’ho mai toccata. Diciamo che ho fatto le mie esperienze, non me ne vanto, ma neanche me ne vergogno. Quanto all’ictus, anch’io spero che mi venga.

La rivolta del Pd contro Rossi. Mai prima d’ora il partito di maggioranza in Regione aveva espresso pareri cosi’ critici e in maniera pubblica nei confronti del proprio presidente. A tal punto che circa una settimana fa, incontrando il segretario del Pd Andrea Manciulli “infuriato” con Rossi, il presidente del consiglio regionale Alberto Monaci gli ha esclamato: “Meno male che almeno oggi il tuo bersaglio non sono io . . . “. Battute a parte comunque nel Pd non si digeriscono due aspetti del comportamento del presidente Enrico Rossi. Il primo di metodo. Gia’ infuriati per aver appreso dai giornali delle dimissioni dell’assessore alla sanita’ Daniela Scaramuccia, i consiglieri del Pd e della maggioranza sono rimasti di sasso per non essere  stati consultati per la nomina del nuovo assessore, l’attuale direttore dell’Asl di Firenze Luigi Marroni. Due esponenti di primo piano del Pd toscano dove ultimamente  sono stati sull’orlo delle dimissioni.

 

Uno e’ il livornese Marco Ruggeri, vicecapogruppo e responsabile Pd per la sanita’. Ruggeri per la verita’ le dimissioni le ha proprio presentate, ma poi manciulli lo ha convinto a ritirarle. Ma pero’ non e’ stato un ritiro a tarallucci e vino. Le parole di Ruggeri sono pesanti: “il segretario Manciulli mi ha detto che il momento non e’ facile e che bisogna andare avanti, anche se c’e’ bisogno di un chiarimento e una discussione. Sono un’uomo di partito e accetto la decisione ma rimango della mia idea e voglio che il chiarimento ci sia”.

manifestazione disoccupatiParliamo in questo post di uno degli argomenti all’ordine del giorno, il lavoro e i giovani e dei nuovi arrivi nel ddl sulla riforma del lavoro. Un’argomento di discussione di importanza rilevante, infatti sono in arrivo importanti novita’ per i lavoratori a progetto che potrebbero usufruire e godere di un salario minimo garantito, ma la cosa piu’importante e’ un loro indennizio in caso di perdita del lavoro.

A fare chiarezza su tutto ciò, sono le proposte contenute negli emendamenti dei relatori Tiziano Treu del Pd e Maurizio Castro del Pdl, dove si prevede un salario base con una tantum per tre anni in via sperimentale.

Un commento positivo su questo nuovo progetto lo dichiara il Ministro Fornero, che questa nuova politica potrebbe essere la ripresa dell’economia, cominciando a far crescere i redditi dei lavoratori, e se la cosa in questi tre anni di sperimentazione, andra’ a buon fine, replica il Ministro, si potra’ passare ad un’ammortizzatore sociale, restando cosi’ negli standard che ci richiede l’Europa. Tra le principali novità troviamo: il compenso, che deve essere adeguato alla quantità e alla qualità del lavoro eseguito.

Per i subordinati invece, come sopracitato si partira’ con una base di tre anni, dove se si lavorera’ per circa 6 mesi come co co pro, dove le risorse per questo progetto dovrebbero superare i 100 milioni di euroe si arrivera’ a prendere intorno ai 6.000 euro, in seguito una verifica e a susseguirsi la mini-Aspi, con una durata del primo contratto a termine che salira’ da 6 mesi ad 1 anno.

Per quanto riguarda invece i lavoratori inseriti in un’azienda con partita iva e fatturano solo ed esclusivamente per quella azienda, vengono considerati tali solo quelli che fatturano oltre i 18mila euro.