L’Accademia di Svezia sta distribuendo in questi giorni i Nobel e colpisce la scelta di assegnare il premio per la letteratura ad una figura femminile che da sempre rappresenta una voce delicata ma controcorrente sulla violenza e sulla repressione russa. Si tratta della scrittrice metà bielorussa e metà ucraina Svetlana Aleksievic, saggista e giornalista che dal lontano 2000 vive in esilio volontario a Parigi. Nei suoi libri la Aleksievic ha voluto raccontare il crollo dell’Unione Sovietica vissuto dal punto di vista morale, il crollo dell’ideologia, ma anche la caduta morale di milioni di persone che hanno vissuto un’epoca e che stanno ora pagando le scelte di un regime totalitario che le ha divise dal resto del mondo.
Una voce drammatica ma ricca di poesia, che con i suoi romanzi più famosi , ‘Incantati dalla morte’ e ‘Tempo di seconda mano’ ha saputo affrontare con coraggio la storia più viva del suo paese. Non solo, perché la scrittrice ha toccato nei suoi scritti la guerra in Afghanistan in ‘Ragazzi di zinco’ e raccontato con saggia concretezza la tragedia di Cernobyl ne ‘Preghiera per Cernobyl’. Il premio le è stato assegnato per la sua ‘opera polifonica, tributo al coraggio e al dolore dei nostri tempi’, come riporta il comunicato dell’accademia, per la sua carriera iniziata nei primi anni ’80 e densa della disillusione che in questi anni ha segnato i popoli russi.
Interpellata su come spenderà il denaro donato, la scrittrice ha affermato di voler ‘comprare la libertà‘. La Aleksievic ha quindi ringraziato la Svezia, in grado di capire le tragedie che il suo popolo sta vivendo, e ha dedicato il premio alla Bielorussia, una terra che è stata schiacciata dal peso della storia. Due volumi molto lunghi e complessi attendono ora il lavoro del premio Nobel, che grazie a questo riconoscimento può portare la crisi e la situazione del suo paese ad un livello più ampio, più pubblico e più diffuso, perché tutto il mondo possa capire la storia, antica e attuale, che questi stati martoriati stanno vivendo.