Buone notizie arrivano dalla Birmania, paese da sempre tormentato da una sanguinosa dittatura militare, che grazie alle prime elezioni libere della sua storia può ora svoltare pagina e costruire un futuro migliore. Tutto può iniziare con la nomina di Aung San Suu Kyi nel nuovo governo di Myanmar. Il premio Nobel per la pace è stata infatti nominata ministra degli Esteri e sarà l’unica donna presente nel parlamento, composto da un totale di 18 ministri. Il leader Kyaw è stato eletto dal popolo e si rivela essere il primo civile chiamato a governare il paese dopo una dittatura militare che lo ha messo in ginocchio per oltre cinquant’anni.
Il partito condotto da Kyaw si è aggiudicato una vittoria schiacciante, ma Aung San Suu Kyi non ha potuto candidarsi alla presidenza. La ragione è dovuta alla presenza di una norma del vecchio regime militare che vieta l’accesso alla massima carica dello stato qualora abbia il marito o i figli di nazionalità straniera. Questo era ed è tuttora il caso di Aung San Suu Kyi, ma la questione è stata risolta con l’elezione dell’uomo chiave a lei vicino, che ha permesso lo svolgimento di elezioni serene e la sua nomina in un ministero chiave per la Birmania.
A dare l’annuncio della nomina del premio Nobel è stato il portavoce della lega nazionale per la democrazia, la NDL Zaw Myint Maung, il quale ha aggiunto che Aung San Suu Kyi ricoprirà un ruolo chiave anche in altri ministeri. Ora l’elenco delle personalità ammesse alla guida del governo birmano deve essere sottoposto al Parlamento, perché la legge dello stato prevede che se qualche membro nutre delle perplessità sui candidati i nomi possano essere rivisti. A conclusione di questo iter legislativo, il nuovo direttivo potrà quindi insediarsi tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, segnando l’inizio di una nuova era politica e sociale per lo stato della Birmania.