Dal rapporto sulla coesione sociale svolto da Istat, Inps, ministero del Lavoro emerge che l’Italia è sempre più alto il rischio povertà. Dal rapporto Istat si registra che l’indicatore sintetico “Europa 2020” è cresciuto dal 26,3% del 2010 al 29,9% del 2011. La variazione negativa di 3,3 punti percentuali è la più elevata registrata nei Paesi dell’Ue. Oltre due milioni e 700mila sono le famiglie che vivono in condizione di povertà relativa che rivela alcuni segnali di miglioramento in particolare fra gli anziani; anche se le condizioni economiche più critiche si conservano soprattutto nel Mezzogiorno, dove risulta relativamente povero il 24,9% degli anziani (7,4% quelli assolutamente poveri).
Le persone senza dimora rappresentano lo 0,2% della popolazione regolarmente iscritta presso i comuni considerati dall’indagine Istat, ed in questo gruppo sono inserite persone non iscritte in anagrafe o residenti in comuni diversi da quelli dove si trovano a gravitare. Sono senza dimora per lo più uomini (86,9%) e la maggioranza di loro ha meno di 45 anni (57,9%), nei due terzi dei casi hanno conseguito al massimo la licenza media inferiore mentre il 72,9% dichiara di vivere solo. In quasi sei casi su dieci si tratta di stranieri; inoltre la distribuzione delle persone senza dimora sul territorio italiano dipende sostanzialmente dalla loro concentrazione nei grandi centri: Milano e Roma accolgono infatti il 71% delle persone senza dimora.
Italia: sempre più alto il rischio povertà, infatti circa otto milioni di pensionati percepiscono un assegno sotto i mille euro. Il 75% dei pensionati percepisce solo pensioni di tipo invalidità, vecchiaia e superstiti, il restante 25% riceve pensioni di tipo indennitario ed assistenziale, eventualmente cumulate con pensioni “classiche”. Il 28,3% dei pensionati risiede nel Nord Ovest, il 20,1% nel Nord Est e nel Centro, il 21,2% nel Sud e il 10,2% nelle Isole.