La tensione per la questione dei Marò si fa sempre più alta. La decisione della corte suprema dell’India di bloccare il ritorno in patria di uno dei due fucilieri con l’aggiunta dell’obbligo di ritorno in India dell’altro che ha avuto da poco tempo un Ictus ha scatenato una serie di proteste sia a livello politico che a livello individuale, fra la gente che ha deciso che la popolazione indiana abbia torto, che i due certo non meritano di subirne le conseguenze.
Il Governo ha deciso di richiamare l’ambasciatore dell’India Daniele Mancini sulla questione, assicurando di riserbarsi tutti i passi necessari e cautelativi per non rientrare nuovamente in indesiderati contrasti con la nazione indiana.
Tre anni. Tre lunghi anni. Ed in tutto questo le accuse ed i capi d’accusa non si sono ancora visti: non si sa ancora in effetti di chi è la colpa e di chi no. Lo stato indiano ha di nuovo aggiunto che anche gli Indiani hanno diritti e, in buona fede della faccenda che bisogna rispettare il sistema legale indiano.
Ma un sistema legale non può nulla contro un problema di salute. Massimiliato Latorre ha avuto in effetti un attacco d’ictus che non solo gli impedirà di avere una buona coordinazione fra ragionamenti e ricordi, ma ha bisogno di un’operazione chirurgica che deve avvenire entro l’8 gennaio. Il suo permesso scade il 13 gennaio. Gli avvocati hanno voluto estendere il suo permesso qui in Italia di altri quattro mesi, premesso che l’italiano ha bisogno di rimanere in ricovero per tutta quella durata. Girone invece voleva tornare per tre mesi, almeno a trascorrere le feste. Permesso naturalmente negato.
Ma la questione che ora preme di più è la salute di Latorre. L’impegno dell’Italia ad imporsi è tutta lì, a concedere un’estensione del permesso contro il parere dell’India. Riuscirà nello scopo o metterà a rischio la salute di un italiano che si sta già barcamenando da una nazione all’altra da più di due anni contro il suo volere?