Home Tags Posts tagged with "facebook"

facebook

(DPA)FACEBOOK VALE 50 MILIARDI DI DOLLARILa polizia federale del Brasile ha arrestato ieri a San Paolo il vicepresidente Facebook per l’America latina Diego Dzodan. La polizia ha agito su ordine di un mandato disposto dal giudice della città di Lagarto, che si trova nello Stato a nord est di Sergipe. Ma qual è stata la causa dell’arresto del vice presidente del canale social in America latina? La ragione non è legata a soldi o droga, anzi, ma alla mancanza di collaborazione fra il colosso Facebook e le indagini che avrebbero per oggetto dei messaggi di WhatsApp, canale che appartiene a Facebook.

I fatti risalgono allo scorso dicembre, quando un giudice aveva deciso di bloccare temporaneamente il servizio di messaggistica offerto da WhatsApp per non avere rispettato la richiesta di accesso ai dati. Tale richiesta non era stata accolta dal gruppo per ben due volte. Si trattava di una richiesta di dati in merito ad un’indagine che interessava due componenti di un cartello criminale. Il rifiuto di collaborare con la giustizia e di rendere noti i dati ha fatto infuriare il giudice locale, che ha quindi proceduto con l’arreso del vicepresidente del gruppo, contestando reati che interessano la mancata collaborazione con le forze dell’ordine.

Si tratta di una vicenda che riaccende le polemiche sulla legittima richiesta da parte delle autorità di chiedere crittografie e decifrazioni dei codici da parte delle società di telefonia e di messaggistica. Alla base di tutto c’è la spinosa questione della privacy, ma anche tanto spionaggio industriale, perché se il sistema di decodificazione cadesse nelle mani sbagliate potrebbe trattarsi di una tragedia per la stessa azienda, ma anche per i consumatori che potrebbero vedere distrutti in un secondo dati personali e minati anche account legati al deposito di soldi. La questione si rivela molto simile a quella che ha interessato Apple nei giorni scorsi, coinvolta nella scelta di non decrittare i dati relativi all’iPhone del killer colpevole della strage di San Bernardino.

facebook sirenettaA quanto pare la nuova politica di protezione degli utenti di Facebook si propone davvero molto severa e non lascia scampo alle nudità, anche se si tratta di uno dei simboli nazionali di un paese europeo. Nei primi giorni di gennaio la politica socialdemocratica danese, Mette Gjerskov, non è infatti riuscita a caricare una bella immagine della Sirenetta, statua che è il simbolo di Copenaghen nel suo profilo Facebook. La politica ha sostenuto che il canale social più impiegato al mondo ha bloccato l’immagine in quanto mostra i seni e quindi viola sulla carta la policy sulla nudità stabilita dall’azienda.

La politica non ha certo preso bene la scelta di bloccare il caricamento della sua immagine, in quanto non ha potuto fare pubblicità al suo blog ed è stata costretta a inserire una foto diversa. La donna ha quindi rincarato la dose, affermando che mai e poi mai avrebbe pensato che un simbolo nazionale bello e decoroso come la Sirenetta potesse essere comparato con la pornografia che viene bloccata in rete per questioni di morale e di decenza.

Rumors hanno affermato che in seguito alla notizia, che in poche ore ha fatto il giro del web, lo stesso social di Zuckerberg abbia rivisto la decisione di bloccare la foto. Nel frattempo, la politica aveva già sostituito l’immagine ‘incriminata’ con un’altra dall’essenza più innocua, quindi la frittata era in un certo senso stata fatta.

Secondo la nuova policy di Facebook, non è permesso agli utenti di postare immagini dove vi sia il contenuto di seni femminili e si vedano i capezzoli, a patto che non siano immagini di allattamento al seno. Ecco quindi spiegato perché l’immagine della Sirenetta danese è stata censurata dal canale, che certamente non sa distinguere un monumento nazionale da una foto di un essere umano, viaggiando solo ed esclusivamente per algoritmi che identificano le immagini proibite e quindi passibili di essere bannate dalle sue pagine.

facebook hashtag twitterSarà la prossima paternità o l’arrivo delle feste natalizie, ma Mark Zuckerberg ha deciso di fare un regalo a tutti i dipendenti che lavorano per il social network più potente del mondo. Facebook ha infatti emanato una nota dove indica che ai futuri genitori spetteranno quattro mesi di congedo parentale per stare accanto alle loro famiglie e crescere i bambini nei primi mesi di vita.

Si tratta di quattro mesi di congedo parentale retribuito, che verrà elargito a prescindere dal sesso o dalla località in cui i novelli genitori risiedono. L’estensione si allarga quindi ai neo papà e ovviamente alle coppie omosessuali che operano nel social anche fuori dal territorio degli States e non andrà ad intaccare il congedo di maternità già stabilito dall’azienda.

La decisione è arrivata dopo che il fondatore ha comunicato di volersi prendere due mesi di congedo parentale e si associa alla decisione di Spotify di estendere a sei mesi il periodo di maternità o paternità retribuito al 100%. La revisione della policy di Facebook è mirata ad avvalorare il concetto di famiglia, ma anche a favorire la resa sul lavoro. Recenti studi hanno infatti dimostrato che i padri e le madri che approfittano dei congedi parentali possono godere di un clima familiare migliore e, di conseguenza, essere più presenti e produttivi una volta tornati al lavoro. Meglio quindi gustarsi la neo nascita e affrontare assieme i problemi immediati, che faticare ad organizzarsi, per arrivare al rientro al lavoro stanchi e molto spesso depressi.

Tutti i neo genitori che hanno quindi avuto o hanno scelto di adottare un bambino nel 2015 potranno beneficiare del congedo parentale pagato, che potrà essere fruito in ogni momento fino al compimento del primo anno di vita del bambino. Si tratta di un’apertura importante, che potrebbe segnare l’avvio di decisioni in linea anche da parte di altri colossi del web e di molte altre aziende negli States così come in tutto il mondo.

(DPA)FACEBOOK VALE 50 MILIARDI DI DOLLARICi siamo mai chiesti quale sia uno fra i maggiori business di Facebook, visto che il canale si presenta assolutamente gratuito per la maggior parte delle persone che lo utilizzano? La riposta va ricercata nei dati personali, ovvero nella tracciabilità dei nostri gusti, delle nostre scelte e delle nostre preferenze, dati che valgono come oro colato per le aziende, che possono in questo modo indirizzare la loro pubblicità, per vendere i propri prodotti e offrire i propri servizi in modo molto attivo, diretto e decisamente efficace.

Finora Facebook ha eseguito un tracciamento dei nostri dati personali limitato al solo impiego del social, ma fra qualche giorno tutto potrebbe cambiare, e il canale più famoso del mondo potrebbe allargare il tracciamento dei dati ad ogni sito dove è presente l’icona ‘F’, ovvero dove esistono collegamenti con le pagine del canale. Se, ad esempio, visitiamo spesso siti di moda, su Facebook inizieranno ad apparirci proposte di acquisto di abiti, scarpe e borsette, perché Facebook sa cosa ci piace, in quanto ci monitora anche fuori dal suo canale e vende le nostre preferenze ai negozi di moda, per farci avere una pubblicità diretta e quindi ‘aiutarci’ a comprare on line in modo più diretto.

L’annuncio di questa manovra era stato fatto un po’ in sordina alcuni giorni fa e interessava la presenza di collegamenti social dentro la pagina di un certo sito, un fatto ormai assodato, in quanto la maggior parte dei siti e dei blog dispongono di collegamenti interni da/verso Facebook, che servono per effettuare le cosiddette campagne di social media marketing. La sola presenza di questo pulsante di collegamento permetterà quindi a Facebook di sapere, grazie ad un codice che comunica con il server, chi ha visitato quella pagina e di indirizzare la pubblicità che apparirà successivamente nella nostra pagina Facebook in modo diretto, in base ai dati precedentemente raccolti.

rooms facebook

Facebook decide di aprire una chat anonima: si chiamerà Rooms e vi si potrà chattare in libertà senza rivelare il proprio nome e la propria faccia, come si fa attualmente per il Messenger di Facebook. Si torna così alle vecchie chatroom, le antenate dei social network, quando si poteva chattare con soltanto un nickname, magari poi ci si conosceva e ci si incontrava.

Ma questo è un mondo superato, oppure no? Sono in tanti a sentire la mancanza dell’anonimato, che metteva subito in connessione due estranei. L’app Rooms, che per ora è disponibile solo per iOS negli Stati Uniti, è stata creata da Josh Miller, sviluppatore entrato nella squadra di Facebook dopo l’acquisizione della sua startup Branch da parte di Mark Zuckerberg.

“Una delle cose magiche dei primi giorni del Web era la possibilità di interagire con persone che non avresti mai incontrato nella tua vita quotidiana”, ha detto Josh quando ha presentato la sua novità, “era uno spazio in cui cosa avevi da dire era più importante di chi eri e chi conoscevi”. Rooms ripartirà da questo concetto, e permetterà agli utenti di creare delle stanze tematiche in cui invitare altre persone a parlare di qualsiasi argomento. Non sarà necessario dire nome e cognome, né dare informazioni private sulla propria identità. L’app, anche se nata a Menlo Park, al momento non ha legami con il social network più utilizzato al mondo. Infatti in nessun modo Facebook interagirà con l’app di Rooms o viceversa. Ma Facebook, attenzione, avrà comunque sempre accesso alle informazioni dell’app.

Si entra in una stanza tramite QR code, che il creatore della stanza può inviare via e-mail o messaggio. Una volta entrati in stanza si sceglie poi un nome, non necessariamente lo stesso per tutte le stanze, e si può chattare aggiungendo anche video e fotografie. L’unica informazione chiesta in fase di registrazione è l’indirizzo di posta elettronica.

facebook sto beneUn nuovo servizio a disposizione degli utenti di Facebook per far sapere ad amici, parenti e colleghi che si sta bene, che si è sani e salvi. Ovviamente solo in caso di emergenze ambientali e di cataclismi naturali: uno tsunami, un terremoto, una guerra. I nostri amici giustamente si preoccupano per noi e vorrebbero sapere se siamo al sicuro: tramite Facebook, da oggi possiamo far sapere loro il nostro stato di salute in modo semplice e veloce.

D’ora in poi ci sarà infatti a nostra disposizione Safety Check, un tool messo a punto da Facebook per rassicurare amici e parenti. Già i social network vengono utilizzati spesso per questo scopo, ma oggi ci ha pensato Mark Zuckerberg in persona a velocizzare il sistema. Una soluzione semplice: tramite un modulo precompilato si attiverà una notifica, in base alla posizione dell’utente in potenziale pericolo, e Facebook stesso chiederà all’utente ‘Stai bene?’. Basta un click sullo schermo per tranquillizzare tutti. Quando l’utente in pericolo cliccherà su «I’m safe» (Sto bene), infatti, una notifica apparirà in automatico sulla sua bacheca e verrà inviata a tutti gli amici. Qualcuno lo considera un mezzo efficace per rasserenare amici e parenti, per altri è solo un’altra intrusione tecnologica nella nostra vita privata.

Il Safety Check è nato in seguito allo tsunami giapponese del 2011, e riprende l’idea del servizio Disaster Message Bond, dedicato proprio al disastro nipponico. «I nostri ingegneri in Giappone hanno mosso i primi passi creando un prodotto che rende più semplice riconnettersi ai familiari dopo un disastro – racconta Naomi Gleit, vice presidente del management di Facebook – Il Disaster Message Board che avevano costruito ha reso più facili le comunicazioni», ma ora Safety Check farà ancora di meglio, rendendosi intuitivo e facile da usare. Presto Safety Check sarà disponibile per gli utenti Android, iOS e per gli utenti desktop.

facebook ovuliLe donne che sono dipendenti di Facebook e della Apple possono usufruire di un servizio unico nel suo genere. Le rispettive aziende pagheranno il congelamento dei loro ovuli. La carriera di una donna e la maternità spesso non riescono a conciliarsi oppure si intersecano nel momento sbagliato. Per questo, si Facebook che la Apple hanno deciso di tutelare le proprie dipendenti, permettendo loro di congelare i propri ovuli.

Investire sulle donne, questo è uno degli obiettivi delle aziende, senza privare loro della possibilità della maternità. Al momento però non esiste una garanzia totale che il procedimento possa portare all’effetiva nascita di un bambino, anche se le tecniche sono in continuo miglioramento. Gli esperti affermano che, prima una donna congela i propri ovuli, e maggiore è la possibilità che poi possa avere una gravidanza da quegli stessi ovuli congelati. Almeno 20 ovuli andrebbero posti in congelamento, per avere la possiibilità quasi certa di poter far nascere un bambino in futuro.

Michelle-Hunziker-HD-Wallpapers1Finalmente la conferma, dopo settimane i pettegolezzi sulla presunta maternità e se il pancino crescesse o meno Michelle Hunzicher scrive su Facebook: “Ora possiamo dirlo! Desideriamo rendervi partecipi dell’immensa gioia di diventare nuovamente genitori! Aspettiamo un altro bebè!”.

La conduttrice è in dolce attesa, sarà mamma per la la terza volta(dopo Aurora, 17 anni, nata dal matrimonio con Eros Ramazzotti e Sole, un anno a ottobre, avuta dal compagno Tomaso Trussardi,). il prossimo bebè infatti nascerà a inizio 2015.

Le indiscrezioni su una possibile nuova gravidanza erano iniziato quando Michelle era stata paparazzata fuori dallo studio di un ginecologo milanese con cartellina in mano, dopo un rientro anticipato dalle vacanze.

Poi era scattata la foto alle rotondità vere o presunte della sua pancia, poi le prime foto in cui in effetti, le sue forme apparivano più morbide. Ma mancava la conferma della diretta interessata. Che è arrivata via social.

Le nozze sono già programmate, le pubblicazioni, infatti, sono state esposte al Comune di Milano a fine agosto. Il matrimonio è quindi imminente. E la data che circola da tempo è il 10 ottobre, il giorno del compleanno della piccola Sole.

” Fin dall’inizio Tomaso aveva un forte desiderio di paternità, e questa sua determinazione per me era già una grande prova d’amore. Anche perché volevo la stessa cosa”. dice Michelle

È vera la storia che si è inginocchiato per chiederla in moglie?
“Certo che è vera. Mi ha fatto piangere: mi è venuto il solito naso largo e rosso. Avevamo una serata di lavoro, ha aspettato che finissi di truccarmi e poi mi ha fatto colare tutto con la proposta. Noi donne facciamo le dure, ma in quei momenti va tutto all’aria”.