Europa: non sappiamo se hanno pagato per davvero i 12 milioni di dollari, ma molti dicono di sì, comprese alcune fonti ufficiali.
Giappone: 200 milioni di dollari, pagheranno anche loro o no?
Le 72 ore di tempo richieste dall’Isis per pagare il riscatto di due ostaggi giapponesi è terminato. Ma ancora non sappiamo nulla di quello che sta realmente succedendo. E’ tutto accaduto giorni fa: una trasmissione ha annunciato che due ostaggi erano sotto la mano dei terroristi e che questi erano in grave pericolo di venire uccisi a meno che non si pagavano 200 milioni di dollari per avere entrambi liberi e pronti a tornare nella loro terra natia.
Nonostante l’Isis abbia più volte confermato che hanno mandato un messaggio online di come il conto alla rovescia fosse ormai agli sgoccioli, il governo smentisce tutto: “Non abbiamo ricevuto alcun messaggio” dicono loro. Nessun contatto è stato effettuato da entrambe le parti, quasi come se il riscatto non lo vogliono pagato, ma, quindi, ci sarebbe la pretesa di ucciderli per un riscatto non pagato? Il governo nipponico annuncia che si sta lavorando alla liberazione dei due connazionali, ma la situazione è difatti molto difficile.
La madre del giornalista rapito, Kenji Goto, fa appello al governo con le sue sole parole: “Vi prego signori del governo, salvate Kenji”. L’altro giapponese che è stato rapito è invece Haruna Yukawa, di cui ancora non si hanno molti dettagli ma che comunque l’Isis ha voluto catturare. Ma se non sono interessati al riscatto, allora, cosa stanno chiedendo?
E’ caccia alla preda: si è sicuri ormai all’estero ed in particolare in Siria? Qual è il vero obiettivo di queste persone e perché decidono a far pagare riscatti così distaccati fra di loro, in particolare con il Giappone un riscatto così alto e che però ha avuto il pieno silenzio comunicativo finora?
Qualcuno pensa che, in realtà, vogliano la liberazione di un presunto appartenente all’Isis di cui non si sa il nome, o comunque loro collaboratore. Si fantastica molto ma l’incubo dell’Isis ci sta veramente tormentando, tanto più che in Italia ora non si è più liberi, neanche per scherzo, di condividere nel proprio profilo pubblico, pagine del califfato nero, che si finisce sulla retata degli 007. E’ chiaramente giudicata come vera e propria induzione di reato, anche per i soli “simpatizzanti”. Pioggia di espulsioni di cui non ci si attendeva: persone che si erano perfettamente ambientate nel nostro paese ed avevano delle inclinazioni verso il movimento islamista radicale. Quindi, il predicatore della Moschea di Milano che si espresse contro gli ebrei in una sua concitata predica, non sarà l’unico italiano, non di radici, ad essere espulso.