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ebola-afp-gettySecondo gli ultimi dati diffusi dall’Oms da gennaio la malattia ha colpito 759 persone provocando la morte di 467 persone nei tre paesi. Un vertice di emergenza è stato organizzato dall’Oms per stabilire un protocollo comune in tutta l’area. L’Organizzazione mondiale della sanità ha deciso di aprire un centro di coordinamento in Guinea per gestire l’emergenza e ha mandato nella regione circa 150 operatori sanitari per contenere la malattia. Ma, secondo l’organizzazione, è necessario un impegno forte da parte delle istituzioni locali.

Guinea, Sierra Leone e Liberia sono al centro dell’epidemia causata dal virus Ebola. In Guinea da marzo ci sono stati 413 casi e 303 morti. In Sierra Leone 239 casi e 99 morti. In Liberia 107 casi e 65 morti.

La portata attuale dell’epidemia non ha precedenti in termini di distribuzione geografica, persone colpite e decessi. Il virus si manifesta con febbre alta, diarrea, vomito, affaticamento e talvolta emorragie: con un tasso di mortalità del 90 per cento è uno dei più contagiosi e letali per l’essere umano, dato che non sono stati ancora trovati né vaccini, né cure.

Il periodo di incubazione del virus – che varia da due giorni a tre settimane – complica la situazione, rendendo impossibile individuare i nuovi casi quando i sintomi non si sono ancora manifestati. L’infezione si trasmette tra gli esseri umani al contatto con i fluidi corporei, come sangue o secrezioni, anche nel caso di persone defunte.

Secondo quanto riferito dall’Oms,  l’allarme è serio: il nuovo ceppo del virus, infatti, sembra essere il più cattivo degli ultimi anni, tanto da portare la mortalità da sette a nove casi su dieci.

“Abbiamo già avuto a che fare con epidemie di Ebola e siamo stati in grado di fermarle. Questa è una sfida maggiore perché interessa tre paesi e ci sono dei piccoli focolai diffusi. Ma i principi sono gli stessi. Possiamo fermare l’epidemia di Ebola, ma devono essere osservate cinque misure fondamentali”. Le regole da osservare sono state elencate durante la riunione dei ministri della Salute di 11 paesi africani durante un meeting di due giorni ad Accra, in Ghana. Tra le misure, una serie di raccomandazioni ai paesi interessati e la costituzione di un fondo d’urgenza da 7 milioni di euro.