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polettirenzi-478x248Il decreto lavoro che doveva essere convertito entro il 19 maggio, pena la decadenza, è legge.

Il via libera definitivo della Camera al Decreto Lavoro è passato con 279 voti a favore, 143 contrari, 3 astenuti. IL decreto conserva l’impostazione originaria data dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti e dal premier Matteo Renzi, ovvero rendere più facile il ricorso ai contratti a termine  e all’apprendistato con l’obbiettivo, secondo l’esecutivo, di rilanciare l’occupazione. Tesi peraltro contestata dalle opposizioni che considerano queste misure un’ulteriore impulso alla precarietà.

Damiano ha dichiarato:” Il decreto legge lavoro mantiene inalterata nella sua formulazione finale la sostanza delle correzioni apportate in prima lettura alla Camera – dice il presidente della commissione Lavoro della Camera,- Questo per il Pd è un elemento di grande soddisfazione perché, nonostante i proclami del Ncd, non si è tornati al testo originale. Ora l’impegno si sposterà sul tema della Delega e sui suoi capisaldi essenziali come il contratto di inserimento a tempo indeterminato, per il quale dovrà valere a regime anche la tutela dell’articolo 18 e sugli ammortizzatori sociali, che andranno estesi anche ai lavoratori precari. Noi siamo infatti d’accordo su questa tipologia contrattuale, ma a condizione che si preveda una prova lunga e che, terminato quel periodo, ci sia una stabilizzazione”.

I movimenti e le associazioni ambientaliste sono scese a protestare in strada contro il decreto legge sull’Ilva presentato nei giorni scorsi dal Governo: la folla dopo essere partita da piazza Sicilia giungerà in serata in piazza della Vittoria, nel centro di Taranto, dove alcuni artisti si esibiranno gratuitamente per sostenere la causa. Inneggiando lo slogan “Taranto Libera” i manifestanti protestano “per la salute, perché il diritto alla vita non accetta compromessi”; inoltre sono scesi in strada anche “per il reddito, per garantire un’esistenza dignitosa ai lavoratori e ai cittadini di Taranto dopo cinquant’anni di ricatto e inquinamento”; “per l’ambiente, perché non permetteremo più che il nostro territorio venga sfruttato e devastato in nome del profitto; “per l’occupazione, perché il deserto creato attorno al colosso d’acciaio conta il 40% di disoccupazione e innumerevoli attività storiche (acquacoltura ed in particolare mitilicoltura, agricoltura) distrutte a causa dello sviluppo selvaggio”; infine “per la cultura, perché da qui parta la nuova idea di sviluppo”.
“Il nuovo decreto legge – affermano gli ambientalisti – compromette i principi costituzionali legati al rispetto dell’ambiente e alla garanzia della salute dell’individuo e valuta il diritto alla vita dei tarantini meno importante della corsa capitalistica di un imprenditore agli arresti”.