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crisi

migranti pentagonoAnche l’America sta analizzando il problema degli immigrati in arrivo in Europa, sebbene per il momento il fatto non la tocchi per via diretta. Stando a quanto riferito da Martin Dempsey, generale capo degli stati maggiori riuniti, la crisi ha una portata globale e ogni giorno viene discussa dalle alte sfere statunitensi per trovare un rimedio comune ed efficace. Nel frattempo l’Europa non controlla gli immigrati e vuole alzare il numero delle persone che dovranno essere accolte da ogni singolo Stato. Chi non lo farà dovrà scontare delle sanzioni, perché per una volta vale la regola che l’unione fa la forza e nessuno deve tirarsi indietro dall’ospitare la giusta quota di migranti in base agli accordi e alla legislatura europea vigente.

Secondo Dempsey la crisi durerà almeno per 20 anni e questa previsione sembra tenere conto di molti fattori, come la mancata conclusione delle guerre che insanguinano i territori arabi, ma anche la difficile ripresa economica che potrebbe seguire al cessato fuoco, che darà probabilmente più problemi ai più profughi che la stessa guerra.

Deciso come sempre, il leader russo Vladimir Putin, che ha affermato che l’Europa doveva attendersi questo infinito flusso migratorio, in quanto i segnali erano chiari e la causa di questa situazione è la mancata presa di coscienza di ciò che potrebbe essere accaduto in questi Stati martoriati. Il leader ha parlato dall’Eastern Economic Forum di Vladivostok, sottolineando l’approccio sbagliato alla politica siriana e ribadendo che i profughi non scappano dalla guerra bensì dall’Is, una situazione da lui più volte annunciata. Secondo Putin il primo passo per combattere i flussi migranti è quello di ‘sistemare‘ le cose nel loro paese di origine, ovvero combattere il fronte comune degli jihadisti per ripulire queste terre dalla guerra civile e quindi dare vita ad un recupero del territorio massivo, che permetta agli abitanti di queste terre di credere nella pace e in un futuro possibile.

C’è veramente la crisi? Sì, ma per soli 48 milioni d’italiani, anche se molti dichiarano di non partire per motivi “non economici” come si vuol dire: cerchiamo di non farlo sapere troppo in giro. Però le statistiche parlano chiaro e nonostante i problemi sono comunque 11 milioni che partono per le vacanze questo natale, anche se solo per cinque giorni di ferie in totale in qualche luogo di soggiorno che non sia troppo costoso o lontano.

Stanno finalmente iniziando le vacanze di Natale ma non tutti gli italiani sono contenti. Già le spese per i regali sono state per dati di fatto di un valore ben al di sotto dei 199 euro e dirette specialmente al vestiario, cercando oggetti utili e che durino nel tempo. Oggetti che, diciamocelo, costano parecchio se andiamo a cercare buone marche e se la persona che conosciamo ha le sue pretese di stile.

Il paese è diviso sulla questione crisi. Abbiamo un aumento del giro d’affari ma anche una maggiore propensione ad acquistare sempre più poco. Mentre aziende di grosso scalo riescono ad ottenere un introito maggiore annuale, l’italiano medio guarda con pessimismo al futuro. Cosa sta veramente succedendo? Secondo uno studio la maggior parte degli italiani si ritroveranno al Mar Rosso, spendendo circa 3 miliardi d’euro in totale fra viaggi, hotel, souvenirs e probabili spese di ogni genere.

C’è crisi, c’è crisi, c’è sempre crisi: l’88% degli italiani rimane in Italia quest’anno, rispetto al 91% del 2013. Un grosso problema non è solo che una buona parte dell’Italia sta solo mettendo da parte di soldi per partire e andarsene via dal paese, ma anche quella di far arrivare turisti dall’estero. La scarsa cura delle opere pubbliche sta cominciando a mostrare i suoi effetti. E i costi di quasi ogni cosa nel nostro paese sono alti, il che spiega anche come in effetti si stia preferendo andare via invece che rimanere: ma questo solo fra i tanti motivi possibili.

Secondo Confcommercio la ripresa dell’Italia accompagna una voglia di uscire dal nostro paese almeno nel periodo vacanziero, il che è un buon segnale del desiderio di spesa, ma fin quanto ciò conviene se tasse e costi della vita media qui da noi sono ancora molto alti? Ai responsabili l’ardua sentenza.

mario draghiI mercati si aspettavano molto da Mario Draghi, soprattutto numeri e proposte concrete per attuare finalmente i provvedimenti promessi (come l’acquisto degli ABS bancari) e rilanciare finalmente la disastrata economia europea. Mario Draghi però non ha soddisfatto per nulla queste aspettative, anzi. Il suo discorso odierno a Napoli, estremamente fumoso e privo di riferimenti numerici, ha indispettito non poco gli operatori. Si inizia a sospettare, infatti, che il piano di acquisto di ABS (cartolarizzazione) che avrebbe dovuto aiutare a rimettere in piedi l’asfittico mercato del credito europeo, sia poco più di un annuncio.

Probabilmente Mario Draghi ha provato a dare fiducia ai mercati con la sua parola, un giochino che è riuscito più di una volta e che, probabilmente, ha salvato l’euro fino ad oggi.

Questa volta però il gioco non riesce e le borse sono in pesante crollo. Anche il mercato forex da segno di nervosismo. Ma perché Mario Draghi non può dare numeri concreti nè tantomeno indicazioni pratiche sul programma di acquisto di queste cartolizzazioni?

Molto semplicemente perché la Bundesbank, che di fatto controlla la BCE, ha posto il suo veto all’inizio del programma. Nel migliore delle ipotesi possiamo pensare che da sempre Mario Draghi conosceva le intenzioni della Bundesbank e si è provato a imbastire un gioco da poliziotto buono / poliziotto cattivo.

Se invece dobbiamo pensare male, e come diceva qualcuno si fa peccato ma poi si indovina sempre, deduciamo che Draghi anche se formalmente alla guida della BCE, conta meno del 2 di picche e quindi non ha alcun tipo di potere decisionale effettivo.
Qualunque sia la verità, non è affatto un male che il piano di acquisto sia andato, praticamente, in fumo. Il fatto è che queste politiche non convenzionali possono avere pesantissimi effetti sull’inflazione ed ecco perché la Bundesbank, saggiamente, li osteggia tanto. Per molti governi europei, incapaci di far fronte al problema di immensi debiti pubblici sempre in crescita, l’inflazione potrebbe essere un ancora di salvezza.

disoccupazione giovanileLa disoccupazione giovanile tocca la cifra record del 44,2%, superando ogni precedente record. Lo rende noto l’ISTAT, che segnala anche come sia il valore massimo sin da quando si fanno queste rilevazioni, sia a livelo trimestrale che annuale. Le cause della disoccupazione sono ormai note: il sistema produttivo è allo stremo, spezzato da una pressione fiscale e contributiva senza eguali nel mondo e sottoposto anhe ad un attacco concentrico da parte dell’Agenzia delle Entrate e Equitalia. Gli imprenditori che hanno ancora aziende in salute scappano velocemente dall’Italia, gli altri chiudono e qualche volta sono costretti al suicidio dalla stretta operata da Equitalia. Più di 500 imprenditori si sarebbero tolti la vita nel corso del 2014 perché sottoposti a procedure da parte di Equitalia.

In queste condizioni non è possibile pensare di fare assunzioni. Chi ha già un posto di lavoro è protetto dall’articolo 18 e dai sindacati, i giovani invece non hanno nessun tipo di garanzia. A loro non resta che accettare lavori precari oppure emigrare. In effetti esiste anche una terza opzione, che è poi quella favorita da molti, che consiste nel continuare a vivere mantenuti dai genitori. Tuttavia questa opzione non potrà durare a lungo, visto che il governo ha messo le mani anche sui patrimoni, non solo sul reddito. Pochi anni e anche i patrimoni accumulati dalle generazioni precedenti andranno in fumo.

carrello-spesa-inflazione-supermercato-671La crisi non da tregua e gli italiani sono sempre più insoddisfatti.

L’ultima ricerca dell’Istat certifica che un italiano su cinque non è “per niente soddisfatto” della situazione economica e più di uno su due ne è “poco soddisfatto”, mentre i “molto soddisfatti” sono meno di due su cento.
L’ultima indagine dell’Istat sul grado di fiducia nel nostro Paese rivela dunque un quadro ancora molto buio, con la crisi che continua a far paura e a pesare sulla vita quotidiana.

La mancanza del lavoro, la precarietà, la difficoltà nel dare una stabilità a sè e alla propria famiglia, la paura del futuro anche per i nostri figli, incide sulla visione generale dell’economia e crea una incertezza di fondo che non induce certo all’ottimismo.

Analizzando meglio i dati della ricerca Istat, si scopre infatti che il 18,7% degli italiani dice di non essere per niente soddisfatto, riferendosi alla sua situazione nel 2013: percentuale che, scorrendo le serie storiche, risulta la più alta da vent’anni, cioè dal 1993.

Rispetto al 2012 la fetta di popolazione sopra i 14 anni delusa dalle condizioni economiche in cui si trova è aumentata (si fermava al 16,8%) e risulta addirittura raddoppiata nel confronto con il 2002 (quando ci si fermava al 9,4%). Tornando al 2013, sommando ai “per niente soddisfatti” anche i “poco soddisfatti” la quota arriva al 58%. Quanto ai “molto soddisfatti”, la loro percentuale è molto diminuita, toccando un poco significativo 1,9%.

3364D9F31732457D7A524122C57D20_h467_w598_m2_q90_ceUSkRypbSuccesso travolgente alla prima tappa del tour “On the Run”, Beyonce e Jay Z , una coppia che, nonostante i rumors di corridoio e dei media di settore, non è in crisi e dimostra ancora una volta, oltre all’armonia familiare, anche una straordinaria capacità di duettare sul palco.

Nei giorni scorsi su alcuni giornali statunitensi era girata la voce secondo la quale tra Jay Z e Beyonce c’era aria di divorzio a causa delle continue scappatelle di lui. Nella lista ci sarebbero state, secondo il sito The Inquisitor, la pop star Rihanna e la cantante e attrice inglese Rita Ora. Jay Z sarebbe invece geloso dell’amicizia troppo stretta che lega la moglie con la sua guardia del corpo, Julius De Boer.

L’esordio dell’ “On the Run Tour”,  ha registrato il tutto esaurito e la cantante ha mandato in delirio le migliaia di fan che l’acclamavano per le sue performance e soprattutto per le molte mise davvero molto osè, ha sfoggiato tutto l’arsenale di seduzione di cui è in possesso e il suo lato B da urlo.

L’esibizione di Young Forever è stata mozzafiato, con un video brevissimo del loro matrimonio, celebrato in gran segreto nel 2008, finora rimasto privato,  e anche qualche frame della figlia Blue Ivy.

Ancora non è confermato se  l’esibizione del video del matrimonio Beyoncé e Jay Z sarà ripetuta nelle venti tappe del tour ,18 delle quali in Nord America e appena 2 in Europa, entrambe a Parigi.

Parmigiano_reggiano_factoryAnche il formaggio Parmigiano Reggiano si scontra con la crisi di mercato che da inizio anno investe il comparto, le  quotazioni sono  scese di oltre 1 euro/Kg, e del conseguente rischio di difficoltà crescenti per allevatori e caseifici, l’Ente di tutela  il Consorzio del Parmigiano Reggiano fara’ scattare a giorni il ritiro di 90.000 forme di produzione 2013, che rappresentano il 2,75% della produzione dello scorso anno.

“Questo primo provvedimento – spiega il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai – e’ stato assunto a fronte di una produzione sostanzialmente stabile (da ottobre 2013 a maggio 2014 si registra, anzi, un calo pari a 3.000 forme), di un export segnato da un buon trend (+4,8% nel primo trimestre 2014), ma da una situazione congiunturale pesante che interessa le vendite sul mercato interno, conseguenza della condizione generale particolarmente difficile per i consumi alimentari in questi primi mesi del 2014”.

“A questo primo ed immediato intervento – prosegue Alai – seguira’ il rilancio di azioni piu’ strutturali, che vanno ad affiancare quei piani di regolazione dell’offerta che hanno gia’ mostrato la loro incidenza sull’andamento della produzione”

In particolare, il Consiglio del Consorzio del Parmigiano Reggiano rafforzera’ le azioni promozionali per le vendite sul mercato interno sia attraverso la grande distribuzione che con le vendite dirette all’interno dei caseifici, proseguendo anche nella lotta alla contraffazione del prodotto”.

l43-ligabue-mondovisione-131122161445_mediumE’ iniziato il” Mondovisione tour Stadi 2014″ di Luciano Ligabue, dopo 4 anni il cantautore di Correggio torna negli stadi con uno show pensato per essere goduto al buio.

Il Liga sale sul palco accolto da un boato dei fan in delirio, “Ciao a tutti, eh! Grazie per essere qui, e da qui si gode una bellissima vista. Anzi, una visione, una mondovisione!”. 

 Il ‘Mondovisione tour è uno  spettacolo  che tende ad essere politicamente impegnato; lo è a partire dal primo brano in scaletta, “Il muro del suono” (attualmente in rotazione radiofonica – in merito alla canzone Ligabue ha dichiarato: “Mi fa piacere che questo sia il singolo che accompagna il tour. Mi sorprende il fatto che le radio lo stiano sostenendo molto: è un pezzo chitarristico, in controtendenza rispetto agli standard dei singoli estivi”), durante la cui esecuzione sullo schermo del palco compare la scritta “Chi doveva pagare non ha mai pagato”:

“La crisi che stiamo vivendo è figlia di una crisi mondiale il cui responsabile non ha mai pagato”, ha spiegato  il cantautore, “e chi ha pagato e continua a pagare sono quelli che non sono i veri responsabili di questo disastro economico e sociale”.

La critica sociale raggiunge l’apice ne “Il sale della terra”, durante la cui esecuzione, sullo schermo, vengono mostrati alcuni “aforismi sul potere” (tratti da opere o discorsi dello scrittore francese Jean Giraudoux, del politico statunitense Henry Kissinger, del filosofo inglese Edmund Burke, di Jimi Hendrix e di Indro Montanelli), in merito ai quali Ligabue ha dichiarato: “‘Il sale della terra’ è un brano caratterizzato da un’ironia molto amara, da un’indignazione che porta chi ascolta il brano a capire quanto il potere abbia il potere di corrompere: la mia intenzione era quella di mettere in piedi una galleria di frasi che facessero riflettere proprio su questo. Ed è impressionante scoprire come queste frasi, che sembrano essere state pronunciate da un’unica persona, venissero invece da voci così diverse tra loro”.

Sempre durante l’esecuzione de “Il sale della terra”, poi, sul led vengono proiettati alcuni dati ISTAT che Luciano ha commentato così: “Con pochissimi numeri ho voluto denunciare le condizioni economiche e politiche in cui versa l’Italia. E’ sbagliato, tuttavia, pensare che con questo mio nuovo tour io voglia entrare in sintonia con quello che è il Paese oggi: l’Italia moderna è un paese troppo complesso per poter essere visto o descritto da un palco. Personalmente, cerco solo di esprimere ciò che ho bisogno di esprimere, raccontando quello che so e che mi sta a cuore raccontare: lo faccio attraverso le canzoni, che nonostante siano al giorno d’oggi vittime di abuso e deprezzamento, continuano ad avere una potenza devastante”.

Il saluto al pubblico sotto un diluvio di applausi di tutti i fan entusiasti, e l’arrivederci dopo il bis all’Olimpico con un altro tutto esaurito, poi due date a Milano, altre due a Catania,Padova, Firenze, Pescara, Salerno, Trieste, Torino, Bologna, Bari.