Anche l’America sta analizzando il problema degli immigrati in arrivo in Europa, sebbene per il momento il fatto non la tocchi per via diretta. Stando a quanto riferito da Martin Dempsey, generale capo degli stati maggiori riuniti, la crisi ha una portata globale e ogni giorno viene discussa dalle alte sfere statunitensi per trovare un rimedio comune ed efficace. Nel frattempo l’Europa non controlla gli immigrati e vuole alzare il numero delle persone che dovranno essere accolte da ogni singolo Stato. Chi non lo farà dovrà scontare delle sanzioni, perché per una volta vale la regola che l’unione fa la forza e nessuno deve tirarsi indietro dall’ospitare la giusta quota di migranti in base agli accordi e alla legislatura europea vigente.
Secondo Dempsey la crisi durerà almeno per 20 anni e questa previsione sembra tenere conto di molti fattori, come la mancata conclusione delle guerre che insanguinano i territori arabi, ma anche la difficile ripresa economica che potrebbe seguire al cessato fuoco, che darà probabilmente più problemi ai più profughi che la stessa guerra.
Deciso come sempre, il leader russo Vladimir Putin, che ha affermato che l’Europa doveva attendersi questo infinito flusso migratorio, in quanto i segnali erano chiari e la causa di questa situazione è la mancata presa di coscienza di ciò che potrebbe essere accaduto in questi Stati martoriati. Il leader ha parlato dall’Eastern Economic Forum di Vladivostok, sottolineando l’approccio sbagliato alla politica siriana e ribadendo che i profughi non scappano dalla guerra bensì dall’Is, una situazione da lui più volte annunciata. Secondo Putin il primo passo per combattere i flussi migranti è quello di ‘sistemare‘ le cose nel loro paese di origine, ovvero combattere il fronte comune degli jihadisti per ripulire queste terre dalla guerra civile e quindi dare vita ad un recupero del territorio massivo, che permetta agli abitanti di queste terre di credere nella pace e in un futuro possibile.