Cgil in una nota pubblicata sulla home page del proprio sito afferma ‘La Riforma del lavoro’ – meglio conosciuta come Jobs act – è in contrasto con la disciplina europea.
Il sindacato ha spiegato così la scelta di ricorrere alla Commissione europea: “La legge 78, che elimina l’obbligo di indicare una causale nei contratti a termine, sposta la prevalenza della forma di lavoro dal contratto a tempo indeterminato al contratto a tempo determinato, in netto contrasto con la disciplina europea che, al contrario, sottolinea l’importanza della stabilità dell’occupazione come elemento portante della tutela dei lavoratori”.
La leader della Cgil Susanna Camusso ha, poi, attaccato il ministro del Welfare Giuliano Poletti, autore del Jobs act: “Chiediamo al Governo di porre riparo cancellando quelle tipologie contrattuali fonte di abusi nel nostro ordinamento e riportando i contratti a termine ad un uso funzionale con peculiari esigenze dell’impresa che ne giustificano l’utilizzo”.
“Quattro i punti principali su cui si basa il ricorso – spiegano dalla Cgil – la causalità per il ricorso ai contratti a termine rappresentava un argine contro un loro utilizzo improprio”. E ancora: “eliminarne la motivazione lascia spazio a usi impropri che penalizzano il soggetto debole, cioè il lavoratore”.
Secondo il sindacato, inoltre, “il combinato disposto di causalità, rinnovi e proroghe espone il lavoratore al rischio di non riuscire a firmare mai un contratto ‘stabile’ indicato come ‘contratto comune’ proprio dalla normative europee, con forti penalizzazioni soprattutto per i soggetti più ‘a rischio’, lavoratori over 50 e donne; si introduce un’assoluta discrezionalità rispetto ai licenziamenti”. Infine, non ci sarebbe alcuna prova statistica che “all’aumento della precarietà corrisponda un aumento dell’occupazione”.