Home Tags Posts tagged with "cervello"

cervello

nobel medicina

Tempo di Nobel e di premi: oggi è stato consegnato il Premio Nobel per la Medicina a John O’Keefe, 75 anni, e ai coniugi May-Britt, 51 anni, ed Edvard Moser, 53 anni, grazie ai loro studi sul cervello umano. In particolare, gli scienziati sono stati premiati per aver scoperto il sistema di cellule che permette di orientarci, già ribattezzato da media e giornali ‘GPS’ biologico.

Le cellule nervose che ci permettono di ritrovare la strada di casa sono state scoperte già nel 2005; si tratta di una ‘rete’ che ci fornisce le coordinate spaziali del luogo in cui ci troviamo. Le scoperte degli scienziati hanno contribuito, si legge nelle motivazioni dell’Assemblea dei Nobel, a risolvere un “problema che ha tenuto occupati per secoli filosofi e scienziati”.

Nel 1971, John O’Keefe aveva studiato il primo componente di questo sistema GPS del nostro cervello; durante un esperimento ha infatti notato che un tipo di cellule nervose dell’ippocampo si attivavano quando gli animali da laboratorio si trovavano in un certo luogo della stanza. Le cellule in questione formavano una specie di mappa mentale della stanza.

Più di 30 anni dopo, nel 2005, May- Britt e Edvard Moser hanno scoperto poi un altro componente chiave del sistema di posizionamento: le cosiddette “cellule griglia” , che generano un sistema di coordinate: quello che ci consente, in poche parole, di ritrovare la strada perduta.

Inoltre i due coniugi hanno stabilito che le cellule griglia del cervello si trovano soprattutto nella parte inferiore dell’ippocampo, la corteccia entorinale. Abbiamo quindi nel cervello un sistema coordinato per l’orientamento spaziale, spesso non funzionante nelle persone colpite da Alzheimer – ecco perché queste ultime a volte non riconoscono i luoghi in cui si trovano e non riescono a tornare a casa. Il commento del genetista Edoardo Boncinelli è stato il seguente: ‘Un riconoscimento di cui si parlava da tempo e che non stupisce. La descrizione di questo sistema di posizionamento localizzato nel cervello è interessante anche perché somiglia sorprendentemente al Gps delle auto: è curioso scoprire che utilizziamo nella vita di tutti i giorni una versione artificiale di ciò che la natura ha già predisposto per noi’.

Cinema: ''Un castello in Italia'' di Valeria Bruni TedeschiFilippo Timi è difficile da descrivere, non si sa se è uno scrittore, un regista, un attore, un eterosessuale? Gay? Bisex? ,pittore,sceneggiatore, quasi cieco, be’ si, tutto questo e molto altro è proprio Filippo Timi. Uno splendido quarantenne che ha fatto quasi tutto!

Provate a chiedergli un autodefinizione, vi risponde citando un brano del suo primo libro scritto dieci anni fa, e si racconta così:

Il libro s’intitola “Tuttalpiù muoio”. Il brano racconta di un ragazzo — lui — che prendeva l’ecstasy. “. Sì ma ora è perlomeno benestante…. “Sì, vabbè, ma le droghe, comunque, non mi appartengono. Sa come me li godo i miei soldi? Che ho rifatto i termosifoni e le finestre nella casa dei miei genitori.

E il regalo l’ho fatto a me, non a loro. E l’altro regalo l’ho fatto sempre a me: ora vado al supermercato e mi compro la pasta: prendo il primo pacco che trovo costi quel che costi. Prima andavo a comprare la pasta con una lente d’ingrandimento, come quella di Sherlock Holmes, lo sa che io quasi non vedo?, e grazie alla lente scoprivo quella pasta che costava meno”

Come fa un attore a essere quasi cieco? Vedo non con gli occhi, ma con il cervello. Immagino e costruisco. Magari vedo nella mia testa quello che vedete voi con i vostri occhi”.

Grande Ego “Se fai l’attore — dice Timi — non puoi non avere un ego sfrenato. Vedi sullo schermone del cinema la tua faccia in primo piano… senti la tua voce che riempie la sala del teatro in cui tu sei Don Giovanni in mutande ma con addosso un cappotto che pesa trenta chili… Ricevi email di giovani donne che ti dicono: sei “sdraiabile”, oppure: so che hai poco tempo libero ma hai detto che il tempo per l’amore si trova sempre, se vuoi anche io il tempo lo trovo… Ma il mio Ego è così grande che ci sta dentro tutto il mondo che mi circonda.

C’è posto per tanti, non soltanto per me”. Per fortuna che poi l’Ego di Timi si smoscia: “Quando esagero penso: chi credi di essere? Tu fai la cacca come tutti gli esseri umani. Sei come gli altri. Sogna pure che un giorno qualcuno con il suo accento americano, al Dolby Theatre di Los Angeles con una statuetta in mano, quella dell’Oscar, dirà di te: the winner is… “Failippi Taimi”. Chi se ne frega se storpiano il mio nome, ma ho vinto l’Oscar. No, Filippo, torna indietro: pensa che fai la cacca come tutti gli altri”.

E la politica: “Sono sinistroide. Ma gli estremisti sbagliano. Come i religiosi integralisti. Di tutte le chiese. Mi piace l’ideologia della tolleranza. Sono nato a Ponte San Giovanni, a quindici chilometri da Assisi. A quindici chilometri da San Francesco. Mi piacciono quelli come lui. A piedi scalzi. Già vivere è un casino. Se riesci a vivere con amore è meglio. E se riesci a vivere a piedi scalzi meglio ancora”

manmovesparaIncredibile, sperimentata per la prima volta grazie a un team della Ohio University una tecnica in grado di bypassare il midollo spinale e comandare il movimento con il pensiero, quasi un miracolo, ma qui l’unico vero miracolo è la scienza.

È la tecnologia Neurobridge,un meccanismo articolato che permette di muovere le mani col pensiero, bypassando il midollo spinale ed è dedicata a coloro che hanno subito lesioni midollari alte o ictus e che sono dunque impossibilitati nel movimento. Ora è stata testata per la prima volta da un ragazzo tetraplegico e si sono registrati i primi piccoli grandi successi.

Il primo paziente in assoluto a sperimentala è  Ian Burkhart, un ragazzo ventitreenne tetraplegico. Un chip dunque è stato impiantato nel cervello del giovane paralizzato da un team della Ohio State University,si tratta di un chip con 96 elettrodi e grande 0,4 cm che viene inserito nel cervello: gli elettrodi leggono i comandi di movimento impressi dalla sezione del cervello specifica e li trasmettono via cavo a un supporto nel cranio, collegato a sua volta a un computer.

“È all’incirca come un bypass cardiaco, ma anziché bypassare il sangue, in effetti stiamo bypassando segnali elettrici”, ha spiegato Chad Bouton , ricercatore di Battelle, l’organizzazione no-profit che insieme al Vexner Medical Center della Ohio State University ha condotto la sperimentazione. “Stiamo prendendo questi segnali dal cervello, aggirando il danno ed andando direttamente ai muscoli”.

Per settimane il ragazzo ha “insegnato” al chip nella sua corteccia motoria ad interpretare i segnali inviati dal suo cervello: l’addestramento prevedeva di guardare i movimenti di una mano su uno schermo, ed immaginare di muovere la sua mano nello stesso modo. Il computer avrebbe interpretato i segnali, e fatto muovere un’altra mano sullo schermo secondo i pensieri di Ian.

E alla fine Ian dopo tanta pratica e con un cavo agganciato in testa il 23 giugno ha visto i primi risultati. “Stiamo per vedere se Ian riesce ad aprire a chiudere la sua mano”, ha spiegato Bouton ai giornalisti presenti, per poi rivolgersi al ragazzo dicendogli: “Nessuna pressione”. Pochi secondi dopo, Ian è riuscito a muovere le sue dita per la prima volta dopo anni. Sembra un miracolo, ma è “soltanto” scienza.

Ian Burkhart, un ragazzo di 23 anni che dal 2010, a causa di un banale incidente al mare e della conseguente lesione spinale, era rimasto paralizzato, oggi grazie alla scienza può ricominciare a sperare e insieme a lui tutti coloro che hanno subito lesioni midollari alte o ictus e che sono dunque impossibilitati nel movimento.

Zucchero-come-le-drogheUno studio americano ha fatto una interessante scoperta che potrebbe stimolarci a cambiare abitudini in fatto di dieta.La ricerca dell’Oregon Research Institute pubblicata sulla rivista  The American Journal of Clinical Nutrition, condotta dal Erice Stice ha scperto che lo zucchero potrebbe indurci alle abbuffate contribuendo più dei grassi ad aumentare l’assunzione di alimenti durante i pasti.

Si è arrivati a questo risultato somministrando frappé al gusto di cioccolato con diverse concentrazioni di zuccheri e grassi a due diversi gruppi del campione formato da 100 giovani; durante l’assunzione sono stati monitorati i livelli di attività cerebrale dei volontari e si è riscontrato che all’aumento della concentrazione di zuccheri corrispondeva un incremento della stimolazione dei centri del piacere,in modo molto maggiore rispetto a quanto avveniva con i grassi.

Lo zucchero quindi segnalerebbe al cervello il piacere del cibo, costingendolo a continuarne l’assunzione, proprio come avviene nei meccanismi di dipendenza da altre sostanze.

Dunque questo ingrediente, al pari di una droga, induce dipendenza in chi lo assume e costringe ad abbuffarsi in continuazione.

Negli ultimi cento anni si è passati da un consumo pro capite di 3kg a ben 30kg! Incremento che denota un cambiamento radicale delle abitudini alimentari, ma non certo in positivo. Infatti, lo zucchero fa ingrassare,  essendo costituito per il 95% da saccarosio, che ha effetti devastanti su tutto l’organismo umano.