Si chiama Cesare Tavella l’agronomo italiano ucciso ieri a Dacca, in Bangladesh, in un attentato rivendicato dall’Is. L’agronomo era nel paese orientale per lavoro, in quanto cooperante per una organizzazione non governativa e impegnato ad insegnare l’agricoltura agli studenti locali. I sogni di un uomo e di una famiglia sono stati spezzati dalla ferocia dei terroristi jihadisti, in quanto Cesare Tavella, 50 anni, una moglie e due figli, si trovava in giro per il mondo per pagare il mutuo di una cascina in Romagna che aveva appena acquistato. Dopo avere vissuto per molti anni in Piemonte, il cooperante aveva infatti deciso di tornare nella nativa Romagna, a Casola Valsenio in provincia di Ravenna, per trasferirsi con la famiglia e vivere dei proventi della coltivazione della frutta.
Tavella era il project manager di un programma quadriennale denominato Proof, pensato per insegnare le tecniche agricole e dell’allevamento ai contadini che vivono nelle zone arretrate del mondo. Cesare affiancava a questo lavoro quello di veterinario all’estero ed era stato in viaggio anche nello Yemen e in Africa. Nel frattempo, Cesare Tavella si era separato dalla moglie che era andata e vivere con i figli in Piemonte ma non aveva abbandonato l’idea di coltivare il suo podere nella terra natia. Ora il podere è affiatato ad un coltivatore locale e rimarrà probabilmente tale, perché Cesare non potrà più tornare al suo paese per coltivare i suoi sogni di vita tranquilla e a contatto con la natura.
La notizia è stata diffusa dai media attraverso il canale televisivo Bangla Vision che nel notiziario locale ha mostrato il luogo dove Cesare Ravella è stato freddato con colpi di arma da fuoco. L’attentato è stato subito rivendicato dall’Is e forte è il dolore in patria e fra i colleghi cooperanti che lavoravano al progetto di istruzione con Cesare in Italia e in Bangladesh.