Un menu nuovo ogni giorno, dai sandwich con pollo fino alla pasta al ragù. L’applicazione UberEats ha aperto i battenti e si propone come un fenomeno di grande successo, che sta letteralmente sbaragliando la concorrenza e aprendo le porte a un nuovo concetto di food&beverage. In soli cinque minuti, avete letto bene – cinque minuti, UberEats è infatti in grado di consegnare nel centro di Manhattan un pasto a scelta, che viene a costare una cifra compresa fra gli 8 e i 12 dollari.
E se UberEats è specializzata nelle consegne di pasti super veloci, Google Express permette di fare la spesa e propone dai succhi al caffè, fino al latte a lunga conservazione, che in un giorno viene recapitato in sette delle maggiori metropoli degli States. Amazon non poteva certo essere di meno, perché grazie al servizio Prime Now distribuisce migliaia di prodotti surgelati e freschi, dalle carni all’insalata, nelle maggiori città del mondo e da qualche giorno anche a Milano. Si tratta del futuro della spesa a domicilio, finora appannaggio nel nostro paese di pochi supermercati e vista come un servizio dedicato a chi non ha la capacità o la possibilità di uscire di casa e ha bisogno di farsi recapitare le buste a domicilio.
Le carte sono invece cambiate in tavola, perché dopo alcuni mesi di esperimenti e di versioni beta, i numeri hanno dato ragione ai colossi della vendita on line e la spesa di freschi e surgelati a domicilio sta dando i frutti sperati. Per ora si tratta di un servizio in vigore solo a Milano, ma il passo è breve e può raggiungere risultati eclatanti in poco tempo. Le ragioni sono molteplici, perché a detta degli amministratori delle filiali italiane si tratta di un mercato relativamente vergine, che può portare beneficio ai consumatori, ma anche ai piccoli produttori e alle aziende, che grazie al sistema di affiliazione possono trovarsi a vendere ai privati in modo diretto, senza intermediari e quindi a costi più favorevoli per i consumatori.