Giorni caldi per gli States e, in particolare, per lo stato dell’Oregon. E’ stato infatti arrestato ieri Ammon Bundy, il leader del gruppo armato di nazionalisti che lo scorso 3 gennaio aveva occupato un sito federale. Si tratta del Malheur National Wildlife Refuge e, secondo le prime notizie arrivate dal luogo, l’arresto ha fatto seguito ad una sparatoria che è avvenuta nella strada dove stavano asserragliati i componenti della milizia paramilitare.
Una persona è rimasta uccisa durante gli scontri e un’altra è gravemente ferita. Bundy è stato quindi arrestato assieme al fratello e ad altri sei componenti di un gruppo armato e considerato decisamente pericoloso dagli agenti USA. Secondo indiscrezioni, la persona che è rimasta uccisa sarebbe il padre di una delle occupanti, che era al momento disarmato e assolveva al compito di portavoce della milizia.
Gli Stati Uniti temono che le proteste possano ora espandersi negli stati dell’Arizona e del Nevada, in quanto lo scontro a fuoco è avvenuto ad un posto di blocco. I miliziani sono stati infatti fermati mentre si stavano recando ad un convegno con altri esponenti di gruppi di movimenti nazionalisti che si muovono nel paese, tra i quali leader figura il padre dello stesso Bundy. La Highway 395 a nord-est è stata quindi chiusa in entrambe le direzioni e i media hanno riferito che anche i locali ospedali sono stati sottoposti a blocchi e a controlli.
Al centro della questione si trova la cosiddetta ribellione di Sagebrush, ovvero una rivendicazione che dura da molti anni e che vede protagonisti i rancheros contro lo stato dell’Oregon. La fetta da spartire si basa su milioni di acri di terra dislocati in Oregon e in molti altri Stati dell’America Orientale. A guidare la rivolta, denominata “Citizens for Constitutional Freedom” ci avevano pensato Bundy e un gruppo di rancheros molto affiatati, arrabbiati più che mai per il divieto di coltivare e di cacciare nelle terre che, sulla carta, appartengono agli Stati federali.
Di terra e di lavoro si tratta, quindi, ma una volta che le armi hanno iniziato a fare la loro comparsa e che il gruppo di ‘ribelli’ è diventato sempre più nutrito il governo ha dovuto correre ai ripari, in quanto la questione si è rivelata giorno dopo giorno più tesa e pericolosa. Il culmine è stato quindi raggiunto ieri con lo scontro a fuoco che ha interessato il leader del movimento e che ha condotto al suo arresto.