Il modello è quello statunitense, dove anche un giornale o un semplice caffè vengono pagati con la carta di credito. Si tratta di un’abitudine che fa fatica ad entrare fra le preferite degli italiani, ma che chiede di essere adottata dai consumatori del nostro paese per una pluralità di motivi.

Il primo interessa i controlli, perché meno contante circola nel nostro paese e minore è la possibilità che avvengano l’evasione e il riciclaggio, due reati che lo Stato si è ripromesso di contrastare in modo efficace. Ecco quindi sparire il tetto dei 30 euro che dovrebbe accelerare l’impiego della moneta elettronica nel nostro paese.

E’ stato presentato ieri un emendamento alla legge di stabilità da parte del Pd, che mira a cancellare la soglia sotto la quale si potevano rifiutare i pagamenti digitali e che introduce sanzioni per chi non rispetta la norma. L’emendamento contiene anche una proposta di taglio delle commissioni che interessano le microtransazioni sotto i cinque euro.

Di base, un commerciante che non ha a disposizione il Pos dovrebbe inserirlo per legge e offrire in questo modo un servizio in più al cittadino-consumatore. Non solo, perché il flusso dei movimenti potrebbe essere controllato e ogni attività potrebbe essere tracciata in modo migliore da chi controlla l’evasione. Ecco quindi la necessità di monitorare le spese telematiche e di disincentivare l’impiego del contante, che dalla notte dei tempi è il metodo migliore per chi sceglie di evadere o di riciclare.

Ma le spese per chi deve inserire il Pos sono tante, partono anche da 2mila euro che in tempi poco felici possono pesare sul bilancio dell’attività, senza contare le percentuali di transazione che si aggirano sul 2% del fatturato. La possibilità di contare su alcune agevolazioni mira quindi ad abbattere questo scoglio e ad incentivare i commercianti ad introdurre la possibilità di far pagare con moneta telematica ogni bene e ogni servizio elargiti nel nostro paese, anche se il loro costo è irrisorio.