Il caso Guidi sta focalizzando l’attenzione della stampa italiana e internazionale, perché si tratta di un fatto grave e che può minare la credibilità del governo italiano. Ora Matteo Renzi ha commentato il fatto con le parole “Non puoi reggere”, facendole capire quale è la linea che intende seguire. Il premier si trova attualmente a Boston, impegnato nel suo viaggio negli Stati Uniti e si è quindi messo in contatto telefonico con il ministro per comunicarle la sua decisione, ovvero la richiesta di dimissioni immediate.
Ma procediamo con ordine, perché lo scandalo è scoppiato negli scorsi giorni, a seguito dell’intercettazione di alcune telefonate che avevano come protagonista il ministro dello sviluppo Federica Guidi. La Guidi avrebbe dimostrato di avvantaggiare il fidanzato negli appalti che interessano l’impianto di Tempa Rossa, sito di proprietà della Total che si trova nella Val d’Agri, Basilicata. Anche il ministro Elena Boschi sarebbe stata coinvolta indirettamente dalle parole pronunciate dell’oramai ex ministra, ma il ruolo della Boschi all’interno del governo Renzi è sicuramente più importante rispetto a quello della Guidi.
Renzi ha quindi dichiarato che la ex ministra è una persona ragionevole e perbene, che ha capito di avere fatto degli errori e non ha apporto resistenza alla sua richiesta di dimettersi in via immediata. Non si tratta solo di una scelta indispensabile per ribadire la legalità del governo, ma anche di un segnale politico, a fronte delle tante accuse messe in piedi dal movimento 5 Stelle.
Renzi ha infatti dichiarato di non volere essere ‘come i grillini’, che hanno ‘traccheggiato per mesi sulla questione di Quarto’. Il premier ha quindi deciso di porre fine ad un capitolo di malaffare con una decisione potente e veloce, facendo dimettere la Guidi dal suo ruolo nel ministero. Il nome del suo successore potrebbe essere chiaro, perché secondo i beninformati potrebbe trattarsi di Teresa Bellanova, che ricopre attualmente il ruolo di viceministro dello stesso dicastero. Ex sindacalista della Cgil e abile mediatrice, la Bellanova potrebbe essere il nome giusto per mettere d’accordo le sigle dei lavoratori e per dare nuovo lustro al ministero dello sviluppo italiano.