Gli economisti tedeschi stanno discutendo animatamente su un tema che è riemerso in questi giorni e che viene riproposto a gran voce da studiosi e premi Nobel del calibro di Krugman e Stiglitz. Si tratta dell’aumento delle disuguaglianze in occidente, un fatto che al di là dell’aspetto puramente morale può portare a delle conseguenze molto pericolose per l’economia di un paese. L’abisso che si sta instaurando fra i ricchi e i poveri rischia infatti di affossare l’economia dei paesi e questo fatto è stato collegato anche all’economia tedesca da un economista molto noto e discusso in patria, Marcel Fratzscher.
Le parole di Fratzscher hanno letteralmente ‘spaccato ‘ a metà il mondo accademico. Secondo l’uomo, la Germania è troppo ancorata su bassi investimenti e soffre di un problema di domanda interna. Nel suo ultimo libro intitolato ‘La Battaglia dell’Equità’, Fratzscher ha riportato molti dati raccolti dall’Ocse per dimostrare che l’economia del paese ha perso punti a cause delle continue differenze fra popolazione ricca e povera.
In Germania sembra proprio che la critica sia stata feroce e l’economista è stato insultato e anche offeso dai colleghi e dal mondo accademico. Fratzscher ha però scelto di andare avanti dritto per la sua strada, citando i dati che dimostrano come nel decennio fra il 1990 e il 2010 la Germania avrebbe potuto crescere di ben sei punti percentuali. La crescita non c’è stata e gli studiosi che si sono posti contro Fratzscher hanno affermato che i dati dell’Ocse devono essere presi con le pinze, perché non tengono conto del sistema di istruzione e della mobilità sociale degli stati analizzati.
La questione della disuguaglianza è decisamente problematica e da sempre ha dato filo da torcere agli economisti e a chi si impegna a creare dati statistici attendibili. Secondo gli studiosi, le differenze economiche sono infatti in grado di danneggiare l’economia solo se la differenza fra i ceti sociali sono già marcate, ovvero se l’indice Gini è superiore allo 0.35. La Germania presenta questo indice numericamente inferiore, quindi sarebbe ‘salva’ sulla carta. A questo fatto si associa la distinzione fra paesi economicamente sviluppati e in via di sviluppo, perché secondo altre filosofie di pensiero economico, solo gli stati dove il reddito pro capite è inferiore ai 9mila dollari all’anno possono essere penalizzati economicamente dalle differenze economiche registrate fra la popolazione.