La notizia era apparsa qualche giorno fa sui quotidiani del paese, sollevando un bel polverone attorno alla questione dei mutui casa. Una postilla inserita nel testo in discussione al Parlamento parlava infatti di sette rate del mutuo non pagate per vedersi espropriare il bene, che sarebbe stato quindi venduto dalla banca per rientrare dell’investimento compiuto.
Ma sette mesi sono stati considerati davvero pochi e il governo ha quindi deciso di aumentare la soglia a 18 mesi, durante i quali le persone che si rivelano essere inadempienti verso l’istituto di credito non rischiano di perdere la casa. Si tratterebbe di una facoltà da inserire nel contratto tra istituti e clienti, e che non potrà essere retroattiva.
Il correttivo è stato quindi proposto in Commissione Finanze, alla Camera come al Senato, per entrare a far parte del testo di regolamentazione sui mutui. La polemica che aveva fatto seguito alla notizia dei sette mancati pagamenti era stata feroce, soprattutto perché l’eventualità prevista era passibile di essere inserita anche nei mutui già stipulati.
Protagonista della protesta è stato soprattutto il Movimento 5 Stelle, che a causa della accesa discussione si è visto notificare la censura con interdizione dal partecipare ai lavori in Aula per 3 giorni per alcuni dei suoi rappresentanti.
La maggioranza ha quindi specificato che già prima delle proteste era pronta a ‘correggere il tiro sulla questione’, ma le accese discussioni dei giorni scorsi hanno ancora una volta rallentato i processi di riforma. Il punto di incontro va ora ricercato in un aumento da 7 a 18 mesi del periodo di tempo utile per non vedersi portare via la casa, ma gli esperti chiedono di fare attenzione sulla questione, perché anche se il numero dei mesi aumenta, il debito e gli interessi, ovvero gli arretrati sono pronti ad aspettare chi ha sottoscritto il mutuo. In altri termini, chi non ha la forza di pagare un impegno sottoscritto potrebbe vederselo aggravare in caso di insolvenza, quindi qual è la strada migliore da percorrere?