E’ stata consegnata in questi giorni la notifica che interessa la chiusura delle indagini a cinque manager attivi e non più operanti nella società Google. Gli uomini sono stati accusati di avere omesso dalle dichiarazioni dei redditi relative agli anni fra il 2009 e il 2013 ben 227 milioni di euro di introiti, ovvero di redditi prodotti in Italia. La conferma del fatto è arrivata dalla Guardia di Finanza di Milano e l’inchiesta è stata condotta dalla procura milanese e coordinata dal pm Francesco Greco.
Da tre anni a questa parte la posizione di Google con il fisco italiano è in regola, ma fino all’anno 2013 la società avrebbe deviato utili sostanziosi alla sua sede fiscale di Dublino, un po’ come hanno fatto e continuano a fare tuttora tante multinazionali statunitensi e non che operano nel vecchio continente. Lo scopo è di ottenere una fiscalizzazione più che dimezzata rispetto a quello che le società andrebbero a pagare nei singoli Stati. Si tratta quindi di notizie risapute, che ora interessano anche cinque manager del gruppo.
Molti sono i precedenti conosciuti, fra i quali tutti possono ricordate il caso Apple. In quel caso venne messa in piedi un’operazione di tenaglia fra Agenzie delle Entrate e Dogana, che imputò attraverso un verbale di contestazione un miliardo di imponibile non versato al nostro paese. Il tutto si risolse con un bonifico di 318 milioni di euro a chiudere la questione, molto meno di quello che sarebbe spettato al fisco italiano, ma un accettabile compromesso in cambio di favori e di un buon vicinato fra Apple e l’Italia.
Come si concluderà la questione giudiziaria dei manager Google? La questione è ai ferri corti, ma ciò che conta è che molto probabilmente le società che operano in Italia potranno pensarci due volte prima di dirottare tutti gli introiti nei paradisi fiscali e decidere di pagare le tasse dovute al paese dove operano e soprattutto generano profitto, con i soldi e gli investimenti dei cittadini italiani.