Il pontefice sta affrontando la sua visita in Messico e ha raggiunto in questi giorni la comunità del Chiapas, dove è stato accolto con amore e tanti colori. A San Cristobal de Las Casas papa Francesco ha celebrato una messa in onore dei popoli indigeni che abitano queste terre, impiegando le loro lingue originali, ovvero il tseltal, ch’ol e tzotzil. Si è trattato di un forte gesto di rispetto, al quale ha fatto seguito la richiesta di perdono per le incomprensioni e le esclusioni che queste popolazioni hanno subito nel corso della storia, che sono culminate con l’espropriazione delle loro terre.
Centomila persone hanno quindi accolto il papa nel centro sportivo municipale della cittadina in mattinata, dove la maggior parte di esse era arrivata la notte prima e aveva dormito all’aperto, per riuscire a guadagnare un posto in prima fila. Tante sono state le persone che hanno viaggiato per ore su mezzi di fortuna, soprattutto contadini che sono giunti a piedi o con i cavalli per raggiungere il centro abitato e assistere alla messa celebrata dal papa.
Il vescovo degli indios Arizmendi Esquivel ha quindi dato il benvenuto al pontefice indossando il classico poncho sopra la veste talare e l’entusiasmo per questo incontro è stato vero e sentito dalla popolazione, che si è dimostrata grata di aver ricevuto una visita ‘alla fine del mondo’, come vengono chiamate dagli indios le impervie terre del Chiapas.
Papa Francesco ha quindi citato la sua opera Laudato Sì, perché poche terre come il Chiapas sanno vivere in armonia con la natura e gli abitanti devono diventare un esempio per tutte le persone che hanno dimenticato il valore del regno naturale e la sua fondamentale importanza nella vita di ogni giorno. Si è quindi trattato di una visita ricca di simbologia spirituale, apprezzata immensamente dai cittadini e dai tanti abitanti delle terre del Chiapas, che sono accorsi numerosi per salutare il pontefice e partecipare ai riti previsti per l’evento.