Con 334 voti a favore e 91 contro, la Camera dei deputati ha dato il via definitivo all’inserimento delle quote rosa nei consigli regionali. Gli astenuti al voto sono stati 21, fra i quali Conservatori, Riformisti e Fratelli d’Italia, Lega Nord, Ala e Movimento 5 Stelle hanno votato contro all’emendamento. La norma prevede che all’interno del consiglio regionale il 40% dei consiglieri siano donne.
La legge sulle quote rosa si basa sulla volontà di stabilire a livello regionale la promozione delle pari opportunità fra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive. Il decreto promosso desidera quindi mutare l’idea delle quote rosa da una condizione ‘sulla carta’ ad una realtà tangibile. Da oggi la legge nazionale indicherà infatti le misure adottabili per aumentare la presenza femminile fra le cariche, declinandole in base ai diversi sistemi elettorali che interessano la scelta dei rappresentanti dei consigli di regione.
Il testo promosso prevede innanzitutto delle liste con preferenze, ovvero l’adozione di due meccanismi votati a promuovere la cosiddetta rappresentanza di genere. Il primo si basa sul fatto che nella stessa lista i candidati maschi non devono eccedere il 60% del totale e il secondo interessa la vera e propria preferenza di genere, ovvero nel voto devono essere indicate due preferenze riservate ad un candidato di sesso diverso e, qualora così non fosse, anche la prima verrebbe annullata.
La seconda manovra interessa le liste bloccate, ovvero se la legge regionale lo prevede, deve essere prevista l’alternanza di candidati di sesso diverso, per fare in modo che in totale non eccedano la percentuale del 60%. E infine la questione dei collegi uninominali, ovvero se la legge regionale prevede i collegi uninominali, anche in questo caso i rappresentanti di un sesso non devono eccedere il 60% della totalità.