Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha pronunciato ieri il suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione, lanciando un messaggio di forte fiducia e anche di ottimismo. Obama ha ribadito che gli States possono contare su un’economia forte e solida, che può portare lo Stato ad essere il più potente del mondo. Il presidente non ha risparmiato le critiche ai possibili successori repubblicani che sono in lizza alle elezioni, rei secondo le sue parole di pensare solamente ai bombardamenti a tappeto e di non impiegare la ragione per tessere buoni accordi internazionali votati alla pace.
Un duro smacco è arrivato anche alla politica americana, intesa nella sua essenza e natura, perché Obama ha condannato i toni di rancore e di diffidenza e l’enorme potere che gioca il denaro nell’elezione dei candidati alla Casa Bianca.
A detta degli esperti, si tratta di un discorso storico del presidente, l’ottavo ‘Stato dell’Unione’ pronunciato nel corso della sua carriera, nonché il discorso che si appresta a concludere il suo felice mandato e disegnare la sua reale eredità storica. Obama ha citato Lincoln e la forza che sapeva infondere nei cittadini, l’abilità di trarre profitto sociale dalle situazioni in cui tutti hanno paura e l’impegno degli Stati Uniti d’America nel risollevarsi dalle crisi per rinascere più forti e vincenti di prima.
Obama ha quindi tracciato il bilancio positivo della sua presidenza, riassumendola in quattro fondamentali punti. Al primo posto il presidente ha fatto eco al superamento della crisi economica, quindi alla riforma della sanità, al rinnovamento del settore energetico e alla libertà dei matrimoni gay. Si tratta di successi realizzati, che si legano alle grandi sfide che sono proprie del pensiero democratico che egli incarna, ovvero la crescita equa, l’impiego benefico delle tecnologie, la crescita internazionale dei paesi dal punto di vista politico e l’adozione di una politica interna che sia specchio di una grande nazione.