La Polonia cambia faccia, e si prepara a dire addio agli otto anni del governo liberal di Platforma, durante i quali il paese è cresciuto del 50% e ha saputo tenere testa alle richieste di ‘conti in ordine’ dell’Europa. Le elezioni politiche che si sono svolte questo fine settimana hanno infatti decretato la schiacciante vittoria dei nazionalconservatori di Prawo i Sprawiedliwosc, spalleggiati da PiS, e dal controverso Diritto e Giustizia, il partito il cui leader storico Jaroslaw Kaczynski è visto come una delle figure più euroscettiche di tutto il panorama politico europeo.
Il partito potrà governare da solo, in quanto ha ottenuto più della metà dei seggi della Dieta polacca e nessuna forza di sinistra è riuscita ad affacciarsi al nuovo Parlamento. La scelta polacca è stata quindi univoca e ha dimostrato la ‘stanchezza’ ideologica registrata negli ultimi mesi nel popolo. Secondo l’esponente del PiS, la Polonia desidera infatti un’Europa che funzioni a dovere e una Germania che sia in grado di ammettere i propri errori e di non proporsi come regina incontrastata delle forze europee, perché in realtà potrebbe non esserlo affatto.
Queste le parole dei leader freschi di vittoria, che hanno quindi ribadito la loro posizione euroscettica. La Polonia non fa parte attualmente dell’Eurozona, ma per vastità del territorio e peso economico si propone come uno degli Stati più strategici e influenti dell’est Europa. Il timore di Bruxelles e della stessa Bce è quindi alle stelle, perché l’avvento di un governo euroscettico non può avvicinare la forza polacca alle decisioni europee e sposta l’ago della bilancia verso un nazionalismo più radicato rispetto al passato.
In patria le elezioni hanno decisamente dimostrato il volere dei più, ma fra le righe dei quotidiani locali si legge una certa perplessità nei confronti delle classi dirigenti. La Polonia si sta infatti interrogando se le elezioni seguiranno un cambiamento generazionale di grande portata, con l’avvento di facce nuove e moderate come la futura premier Beata Szydlo o il presidente Andrzej Duda, e si chiedono se Jaroslaw Kaczynski sarà ancora il punto di riferimento intoccabile dal quale tutta la politica polacca dovrà ‘passare’ per vivere il suo corso attuale.