Secondo il premier Renzi, ‘Si è rotto il rapporto fra città e amministrazione comunale’, e pensando all’imminente arrivo del Giubileo, Roma ha bisogno di funzionare, di avere una linea metropolitana efficiente, un piano per i trasporti reale e un tessuto stradale sicuro per i cittadini. Queste le parole che Renzi ha pronunciato ieri sera durante il programma televisivo di Fabio Fazio, dove ha fissato l’abc dei compiti del primo cittadino e sottolineato che secondo il suo punto di vista Marino non può più governare la capitale.
Renzi ha quindi portato l’esempio vincente di Pisapia, un sindaco che sta governando bene e che ha saputo instaurare un buon apporto con i cittadini. Prova ne è il recente passato della città meneghina, perché il giorno in cui fu inaugurato Expo, Milano era stata messa ferro e fuoco dai black block, ma il giorno dopo il sindaco si è attivato e ha chiesto aiuto alla sua cittadinanza. In un paio di giorni i milanesi si sono rimboccati le maniche e l’hanno aiutato a voltare pagina. Renzi guarda quindi ad una figura di questo spessore e ribadisce che saranno i romani a scegliere il loro sindaco, non lui, né tantomeno il suo partito.
La rottura totale con Ignazio Marino è stata quindi dichiarata pubblicamente e tutto si giocherà nelle prossime settimane, quando l’ormai ex sindaco formalizzerà la sua uscita dal Campidoglio e svestirà la fascia tricolore. La domenica romana è stata però riscaldata dall’effetto dei fan di Marino, che si son riuniti a mezzogiorno per un sit in convocato attraverso il canale social Facebook. Tanti i cartelli pro Marino, che hanno inneggiato e incoraggiato il sindaco a tenere duro e a non lasciare la sua poltrona per il bene dei romani. Alle 13.00 anche lo stesso Marino è sceso in piazza per qualche minuto, concedendosi un veloce bagno di folla e ringraziando le persone che erano scese in piazza a supportarlo. Dopo essere rientrato nel palazzo, Marino ha quindi lanciato un appello in Facebook, ringraziando le persone che di domenica si sono mobilitate per lui e ribadendo che esse sono il ‘sale della democrazia’.