Giornata storica per la capitale ieri, giovedì 8 ottobre, quando in serata è arrivata la decisione del sindaco Ignazio Marino di dimettersi dalla poltrona di primo cittadino della capitale. Rumors avevano anticipato la notizia già verso il tardo pomeriggio, ma la conferma è arrivata solo alle 19.30: Marino non è più il sindaco di Roma.
La decisione è stata presa in seguito allo scandalo degli scontrini, ovvero dopo l’interrogazione del Movimento 5 Stelle e di Fratelli d’Italia, che avevano chiesto un chiarimento sulle spese pazze del primo cittadino, pagate con la carta di credito del comune e molto spesso effettuate per scopi personali. Da una cena organizzata in favore di una nota comunità italiana, costata più di 3.000 euro e scoosciuta alla comunità stessa, fino alla lauta cena di pesce che l’ex sindaco aveva consumato nel ristorante sotto casa. Poca rappresentanza in questo caso, perché gli invitati erano lui e la moglie.
Mentre il governo taglia e cuce, il sindaco non ha quindi fatto un buon uso delle risorse romane e il Pd ha deciso di dissociarsi. Nessuna richiesta ufficiale è arrivata dai vertici del partito, ma molto probabilmente la richiesta era nell’aria e prima di sentirselo dire Marino ha deciso di dimettersi. Nelle ore precedenti alla notizia, già tre dei suoi avevano lasciato la barca che stava affondando, fra i quali il vicesindaco della capitale, affermando che non c’erano più i presupposti per continuare con l’attività amministrativa a Roma.
Dallo scandalo dei Casamonica fino all’ultimo episodio del viaggio a Philadelphia, dalle cene ai banchetti organizzati in tutta Italia molte sono state le spese e le vicende contestate in quest’ultimo anno di mandato. A detta di Marino, le spese sono servite per rilanciare la capitale e per attuare operazioni di rappresentanza che stavano già dando i loro frutti, come la costosissima kermesse organizzata per il mecenate Usmanov. L’ex sindaco ha quindi dichiarato che tutto è stato fatto per ‘il bene’ della capitale, e si è riservato 20 giorni per cambiare idea. La sua carriera potrebbe però fermarsi in questo caldo autunno romano, perché Renzi sembra già avere pronto il nome di un sostituto per la poltrona più ambita e forse più importante di tutto il paese.