Matteo Renzi si è recato ieri a New York per partecipare all’assemblea generale delle Nazioni Unite e, per l’occasione, ha presenziato ad un evento organizzato dalla fondazione della famiglia Clinton, in corsa per le presidenziali, nel quale ha discusso assieme all’ex presidente degli States degli argomenti che più stanno a cuore agli americani e al mondo intero: il profugato e la gestione delle persone in arrivo dagli stati mediorientali. Ospite d’onore e istrionico protagonista dell’evento, Matteo Renzi è stato accostato all’ex presidente, ma ha dichiarato che il paragone sarebbe impossibile, perché troppe sono le differenze e fra i due Stati intercorre una politica di matrice completamente diversa.
Renzi ha però rivolto un appello agli investitori americani che presenziavano all’evento, dichiarando che fra dieci anni sarà l’Italia a trainare l’Europa e invitandoli a farsi ‘due conti’, perché investire in Italia significa investire sul cavallo vincente. Un anno fa il premier era sbarcato alla stessa kermesse portando con sé la lista delle promesse fatte agli italiani. Ora, quella lista, Renzi l’ha riletta al pubblico del partito democratico, affermando felicemente di averne realizzato il 90% e dichiarando di avere rotto un incantesimo che durava da anni di inerzia, durante i quali lo Stato italiano ha dovuto subire il malgoverno di persone interessate solamente ai loro affari personali.
Al capitolo economia è seguito quello relativo all’Europa e al tasto dolente dell’immigrazione. Il premier italiano ha dichiarato che le crisi vissute in questi mesi, da quella greca a quella relativa ai migranti, sono ‘in fase di disintegrazione’ e che presto saranno un lontano ricordo. Renzi ha quindi definito l’Europa come un miracolo, ma non ha mancato di criticare la mancanza di coesione che si respira fra i banchi dei deputati a Bruxelles.
Si tratta di un atteggiamento comune, vissuto anche nei primi momenti del profugato, quando tutti i leader affermavano che era un problema solamente italiano. Poi le cose sono cambiate, gli sbarchi sono aumentati e certe immagini hanno fatto il giro del mondo, portando l’intera Unione europea ad una presa di posizione collettiva. Sulla questione russa il premier è stato chiaro, ribadendo che non esiste Europa senza la Federazione Russa, ma che il problema attuale è chi alza muri e non collabora, lanciando un chiaro rimando all’Ungheria e ai più recenti fatti di cronaca.