Il problema del profugato sta attanagliando in questi giorni il nostro paese e sempre più sono gli episodi singoli che interessano non solo le grandi città, ma anche i paesi di provincia dove i profughi vengono accolti nelle strutture religiose e comunali. Un episodio molto particolare è avvenuto ieri nel vicentino, in particolare a Valle di Castelgomberto, una frazione molto piccola che si trova nella Valle dell’Agno.
La settimana scorsa il parroco del paese, Don Lucio Mozzo, aveva infatti convocato un’assemblea di parrocchiani per richiedere la disponibilità di impiegare la canonica dismessa che fronteggia la chiesa per ospitare sei o sette profughi, in attesa di una loro sistemazione definitiva. Un coro di voci urlanti si è alzato dalla folla, con persone che non volevano questa manovra in quanto trattasi di persone musulmane, che non hanno il diritto di vivere e di essere ospitate in locali cristiani. Alcune persone hanno affermato che la canonica era stata costruita dai loro avi per i fedeli, non certo per i musulmani e quindi il parroco, messo davanti a questa realtà, si è sentito debole e indifeso.
E’ di ieri al notizia dell’arrivo di un messaggio, che spiega la vicinanza del Papa alla sua battaglia e lo incita ad andare avanti in nome dell’accoglienza. Don Lucio Mozzo non se l’aspettava, e pensava che i suoi parrocchiani avrebbero accettato di buon grado la scelta di impiegare un locale abbandonato e non attualmente in uso per ospitare delle persone bisognose.
La vicenda si inserisce in un contesto molto più ampio e particolare, perché queste terre sono state fra le prime in Italia ad accogliere le persone extracomunitarie, in quanto molte di loro hanno trovato impiego nelle locali concerie. Le persone intervistate hanno quindi affermato che l’accoglienza e l’ospitalità non è mai mancata in questa regione, in quanto si tratta di persone che sono arrivate con umiltà e che ora sono integrate con la comunità, prova ne è che al parco giocano bambini anche di dodici etnie diverse, tutti assieme a controllati dal genitore di turno. L’arrivo dei migranti viene invece letto come un’imposizione da parte dello Stato, che non viene accettata soprattutto se i locali destinati sono di tipologia religiosa.