Si sa, siamo uno dei paesi che, in quanto a carico fiscale, è caratterizzato da uno dei sistemi più proibitivi dal punto di vista fiscale. Troppe tasse, al punto che non arriviamo neanche a beneficiare del calo delle quotazioni del petrolio. Si è sempre sostenuto: se il petrolio costa di meno, si ridurrà anche il peso della bolletta energetica, così come quello del carburante. Peccato che siamo alle solite storie da fisco-fobia.
Basti solo pensare, a titolo di controprova, che malgrado il costo del petrolio sia dimezzato rispetto a 5-6 anni fa, i prezzi finali al litro del carburante sono addirittura superiori a quelli della benzina negli anni in cui il petrolio costa di più.
Di chi è la responsabilità? La stangata del carburante non è certamente ad opera delle associazioni dei distributori, associati a specifici brand oppure no, quanto delle accise e delle altre forme di tassazione che livellano il prezzo finale verso l’alto. E tutto questo viene apertamente contestato da chi sostiene che, in realtà, tutto sia frutto di un’abile “montatura” politica fatta ad arte perché i prezzi del carburante in Italia sono sostanzialmente allineati con quelli europei.
Quindi, non solo non fa bene alle nostre tasche il fatto che le quotazioni del petrolio siano più basse ma confidiamo che l’aumento delle quotazioni del greggio che viene previsto già ad inizio anni, non appena viene raggiunta la soglia tecnica che renderebbe non più economico implementare ulteriormente la produzione di greggio. Tale soglia è stata da alcuni analisti fissata a 25 dollari al barile visto che il test di supporto attorno ai 50 dollari al barile è stato superato per una decina di pips.
E la rincorsa dei prezzi del petrolio secondo i pronostici sarà delle più significative già prima del 2016, giungendo le quotazioni ad uno slancio oltre quota 70 e sino a 80 dollari al barile.