Putin, il capo del Cremlino, placa gli animi dei giornalisti che, tra una domanda e l’altra, hanno cercato di metterlo in difficoltà. Una vera fortezza il caro Putin non reagisce alle provocazioni e soprattutto alle “frecciatine” che egli definisce facili populismi.
Non sono mancate le contestazioni al regime di vita politico del presidente russo e degli uomini di fiducia, su cui lo stesso non si sbottona, considerando ininfluente il compenso onorario che lui o i suoi ottengono.
Riguardo alla crisi economica, non smentisce di credere che si tratti di un complotto europeo nell’obiettivo di isolare la Russia dal resto del mondo, e soprattutto dai paesi dell’Ex-Unione Sovietica. Accusa, implicitamente, la Nato di espansionismo militare mentre afferma che per la Russia non è lo stesso.
La Russia viene definita metaforicamente come un “orso” che l’Occidente vorrebbe mettere in trappola, sino a renderlo velleitario o ucciderlo (strappandogli i denti ed impagliandolo).
Un’intervista in cui ancora una volta è stata messa in luce la figura carismatica di un capo dello Stato, abituato alle critiche ma anche alla popolarità. Insomma, nessuna domanda particolarmente scomoda per Putin che, botta e risposta, sostiene con dignità l’intervista.
Ma, tra parole e fatti, in questo specchio di mondo e di fitte relazioni economiche, in questo dedalo irriducibile di equilibri ed interessi, di certo dietro l’economia e dietro il conflitto militare, ci sono i destini di milioni di famiglie, alle prese con un futuro incerto e la paranoia massacrante del “materialismo”.
Il rublo crolla: conviene a chi importa merci dalla Russia e così dannoo lo stop alle importazioni i principali colossi in campo tecnologico (tra di essi, la Apple) ed automobilistico; non conviene a chi ha investito i suoi risparmi nei titoli e nelle obbligazioni sovietiche ed, in questo momento, ha perso tutto; può convenire all’economia dei consumi entro determinati limiti, dato che una moneta troppo deprezzata non assicura un alto potere d’acquisto per tutti quelli che hanno una presenza internazionale.
Putin sostiene che entro 2 anni la burrasca passerà ed il petrolio verrà venduto quando i prezzi ritorneranno alla normalità.
Tutti si chiedono se effettivamente la Russia sia in grado di avviarsi verso l’autarchia o una nuova unione monetaria, se riuscirà a ritirare i rubli dalle riserve di valuta estera per evitare movimenti intenzionalmente speculativi tesi a condizionare il mercato, se sarà costretta a restringere il movimento di capitali dell’economia domestica.
Certamente, il 2015 sarà un anno pieno di sorprese per le tante difficoltà e conflittualità che si vanno snodando sul campo internazionale.