Sì, con gli etf la diversificazione è d’obbligo come stabilito dalle direttive, a tal proposito. Ma non sarebbe meglio non diversificare, sostiene qualcuno? In determinati casi, diversificare è meglio. Quando? Se non siamo abbastanza sicuri di ciò che facciamo oppure siamo propensi ad impiegare i nostri soldi, con un atteggiamento di “preservazione”, non avendo il tempo di disinvestire con costanza e reinvestire (muovendo il nostro capitale), diversifichiamo, in virtù della “parsimonia” (la brutta performance di un titolo è controbilanciata dalla migliore performance di un altro titolo). Ecco perché conviene diversificare, non per altro. Gli etf risultano in forte richiesta e, sul fronte della crisi dei bond (in particolare, quelli europei ed Usa), gli investitori puntano alle azioni o all’immobiliare. Ecco alcuni nostri consigli per non sbagliare.
I vantaggi e gli svantaggi della diversificazione
Uno scalper (trading di breve termine) direbbe: “Perché diversificare quando posso inseguire il mercato, sulla base delle tendenze intra-day dei prezzi? Se i prezzi salgono, allungo le posizioni. Viceversa, quando i prezzi scendono”.
Esattamente, l’etf, di specie per alcune tipologie di contratto, si adatta ad un altro profilo di investimento che predilige gli orizzonti medio/lunghi. Ciò che vi possiamo consigliare è di cercare di approfondire le caratteristiche dell’Etf che vi interessa, sondando in particolare se vi sono garanzie di copertura, il paniere ai livelli di dettaglio, eventuali esposizioni addizionali da parte del gestore, la modalità di replica (fisica, campionaria…) del sottostante in esame, l’indicizzazione-tipo applicata.
E soprattutto, prestate molta attenzione al rischio di cambio se l’Etf è denominato in una valuta diversa da quella domestica perché rischiamo, data la rivalutazione della nostra valuta nei termini di quella estera (o viceversa il suo deprezzamento) di ri-ottenere un rendimento, sensibilmente minore.
Nella consapevolezza che molti investitori stanno quasi abbandonando l’obiettivo della diversificazione per un trading di piccolo raggio e con somme moderate, sbarcano sul mercato nuovi prodotti, posti in concorrenza con gli Etc. Gli investitori che sono più interessati agli Etc, fuggono dai tradizionali Etf (mix titoli energetici e connessi alle materie prime che hanno avuto una brutta “annata” che non sembra tramontare), dato che sta aumentando il rischio per effetto volatilità di rito, dagli alti ai bassi. Con gli Etc fanno ciò che si fa con i contratti futures, arbitrando tra i prezzi, ma con importi decisamente inferiori.
I nuovi prodotti sono rappresentati dagli Etfs All Commodities, detti anche Etf Securities All Commodities, dato che il gestore fa anche un contratto swap ed il rendimento del paniere è almeno paragonabile a quello degli Etc e del suo Net Asset Value. Almeno, così è il presupposto dato che come sappiamo il contratto swap (scambio di performance tra il paniere-base e quello sostitutivo) ha in sé insiti dei rischi che sono proprio riconducibili al fatto che il Net Asset Value del paniere sostitutivo siano inferiori a quello base. Gli swap ed i derivati diventano, ormai, il nuovo “sale” degli investimenti.