I tempi sono cambiati drasticamente. Prima si tirava fino all’ultimo, mantenendosi “caro”, innanzitutto il lavoro che scarseggia, e poi ogni più piccolo contributo…oggi, e non per pigrizia, si desidera uscire il prima possibile dal mercato del lavoro, anche rinunciando al 20% della pensione, salvo che non si abbia già maturato i contributi totali. Per quale motivo? Il pensionamento non è più un punto di arrivo ma un traguardo per molti incerto, quindi la meta dei desideri di tutti, per i tanti sacrifici. Chiaramente, non si può generalizzare, dato che tutto dipende dalla scala di priorità dell’individuo: quanto si è disposti a perdere quella quota-parte della pensione?
Ricordiamo le condizioni per aderire
Le donne che presentano la domanda possono scegliere di non aspettare più i 62 anni, il termine previsto per il pensionamento ed anticipare di 5 anni il ritiro (57 anni per i lavoratori dipendenti e 58 anni per le libere professioniste).
Bisogna avere almeno 35 anni di contributi versati e si può avere diritto ad una pensione, sebbene più magra che nel caso si scelga di andare in pensione quando previsto.
I termini attuali sono stati fissati a fine dicembre 2015 ma girano alcune voci che, visto l’ampio numero di domande, una piccola proroga di ulteriori 2 anni sarebbe possibile. Non è indigesta allo Stato e neanche a chi presenta la domanda. In effetti, ora sembra niente dire che la pensione normalmente spetta a 62 anni ma inizialmente l’età era ben inferiore.
Vi sono, però, dei casi in cui alcune persone riescono ad accantonare per doppia posizione lavorativa nel corso degli anni proprio i contributi che servono prima del tempo, e quindi, senza alcuna penalità (presentando la domanda), avranno diritto, percependo l’intera pensione, a lasciare il lavoro prima.
Grande attesa sul fronte Inps, nel frattempo che le domande “fioccano” a pioggia (sono state attualmente contate più di 10.000 domande).