E’ dal 2011 che l’Italia è ferma e non cresce più. E proprio oggi che si riunisce il Consiglio dei Ministri per varare una manovra economica da ben 30 miliardi di euro, l’Istat ha confermato la stagnazione economica in cui il nostro Paese è ormai impantanato da anni, per la precisione dal 2011. Una giornata pessima per i mercati ma non solo. Renzi su Twitter si mostra come sempre ottimista, affermando che dal 2015 l’Italia ripartirà, grazie anche ai 18 miliardi di euro di tasse in meno.
Non sono così ottimisti, invece, i dati pubblicati dall’Istat, che ha rivisto in negativo il Pil italiano in base ai nuovi calcoli: ci sarà un calo dello 0,2% nel secondo trimestre, e il dato tendenziale arriva allo 0,3%. Lo spread è risalito in fretta a 155 punti e oltre, mentre si conferma che il Pil non cresce ormai da tre anni. La crescita, infatti, è sempre stata di segno negativo.
Quindi la ripartenza economica, checché ne dica il nostro Presidente del Consiglio, non sarà poi così immediata. Siamo ancora nel pieno della crisi, e ce lo confermano anche altri dati economici: cala, delle famiglie, il reddito, il potere d’acquisto e la propensione al risparmio. Nel secondo trimestre il reddito è sceso dell’1,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,1% rispetto al corrispondente periodo del 2013. Gli 80 euro di Renzi, dunque, non hanno per ora sortito gli effetti sperati.
Inoltre, a livello generale, peggiora il rapporto deficit/pil, pari al 3,8%, con un calo di 0,3 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2013. L’unica buona notizia, forse, è che la pressione fiscale nei primi sei mesi dell’anno 2014 è effettivamente diminuita: si tratta infatti del 40,7%, in calo di 0,5 punti percentuali su base annua (era precedentemente al 41,2%). La spesa delle famiglie è poi aumentata, anche se di pochissimo: nel secondo trimestre del 2014 è aumentata dello 0,2% nei confronti del trimestre precedente e dello 0,8% su base annua