Lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, di diretta dipendenza dal Ministero della Difesa, produrrà farmaci cannabinoidi che saranno utilizzati a fini terapeutici, utili nella lotta al dolore in numerose malattie.
Finalmente una speranza per chi soffre da anni e non può permettersi gli alti costi e la difficoltà di approvvigionamento.
Il protocollo tra Ministeri della Difesa e della Salute, secondo quanto riferiscono il senatore Luigi Manconi e il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, è alle battute finali anche se non c’è ancora un via libera ufficiale. Soddisfazione di esponenti del Pd, Prc, Sel, M5S e del sottosegretario agli esteri Della Vedova.
Adesso, spiegano al dicastero della Salute, sono in via di stesura i protocolli attuativi. A questo punto, non è escluso che entro il 2015 i farmaci cannabinoidi saranno già disponibili nelle farmacie italiane.
Con un decreto approvato il 18 aprile del 2007 e aggiornato a gennaio scorso, due dei principi attivi presenti nella cannabis, il Delta-9-tetraidrocannabinolo ed il Trans-delta- 9-tetraidrocannabinolo (Dronabinol) sono stati iscritti nella tabella II, sezione B, delle sostanze stupefacenti e psicotrope e relative composizioni medicinali, considerato che «costituiscono principi attivi di medicinali utilizzati come adiuvanti nella terapia del dolore, anche al fine di contenere i dosaggi dei farmaci oppiacei, e inoltre si sono rivelati efficaci nel trattamento di patologie neurodegenerative quali la sclerosi multipla».
L’efficacia farmacologica dei cannabinoidi è ormai provata da studi universalmente condivisi. I medicinali che li contengono sono indicati nel trattamento farmacologico della nausea e del vomito in pazienti affetti da neoplasie e Aids (trattati con farmaci antiblastici e antivirali). Vi sono anche studi riguardanti l’attività antidepressiva, anticonvulsivante, antispasmodica, antitumorale e stimolante l’appetito. I cannabinoidi hanno un effetto analgesico, e, pertanto, agirebbero in sinergia con gli oppioidi. Permetterebbero, cioè, di ridurre i dosaggi degli analgesici oppiacei necessari a trattare il dolore cronico
Vanno anche tenuti presente i costi altissimi e la difficoltà di reperire i farmaci cannabinoidi nel nostro paese. Infatti solo 60 persone in Italia hanno avuto accesso alla cannabis per uso terapeutico attraverso le Asl.