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SVIZZERA referendum per il salario minimo garantito

svizzera00_650x250SVIZZERA, il paese delle meraviglie!

Domenica 18 maggio la Confederazione elvetica è chiamata alle urne per approvare o respingere l’indroduzione della paga minima per ora. Infatti il referendum promosso dai sindacati, propone l’introduzione di un minimo all’ora fissato in 22 franchi, pari a 18 euro ( in Francia sono 9,5 euro e in Germania a 8), equivalente a quasi quattromila franchi al mese = 3250 euro.

L’esito del referendum resta molto incerto, gli ultimi sondaggi al termine di una campagna elettorale molto combattuta, danno i contrari al 64% mentre i favorevoli si attestano al 30% gli indecisi il 6%.

L’Unione sindacale svizzera, i Verdi e i socialisti che hanno proposto il referendum sostengono che quattromila euro al mese non devono scandalizzare perchè “Siamo uno dei paesi più ricchi al mondo”, ma anche il più caro al mondo, non esiste un salario minimo nazionale  e le retribuzioni sono concordate individualmente o collettivamente. I negoziati collettivi avvengono tra le parti sociali per un intero settore o per singole aziende. Ma i padroni non sono per niente d’accordo, sì, i padroni sono furenti, dice  Giancarlo Dillena, direttore del Corriere del Ticino, il più diffuso quotidiano della Svizzera italiana: Dicono che “si rischia di immettere sul mercato una regola che sconvolge equilibri storici. E poi qui in Ticino ci sarebbe qualche problema in più. Intanto perché gli stipendi in media sono più bassi, e si introdurrebbe un minimo uguale per tutta la Confederazione. E poi qui abbiamo sessantamila frontalieri italiani, che avrebbero pure loro diritto ai quattromila franchi. Il rischio, dicono quelli del fronte del no, è che molte imprese, visto l’andazzo, portino la produzione all’estero. Per questo anche alcuni sindacati, come i cristiano-sociali, vanno molto cauti, e non fanno campagna”.  

Sempre domenica gli svizzeri dovranno esprimersi sulla proposta popolare “affinchè i pedofili non lavorino più con i con i fanciulli, e sul referendum contro l’acquisto di 22 aeri da combattimento per l’esercito.