Una strage a Lampedusa che ha procurato la morte di circa 130 migranti a poca distanza dalla riva dell’Isola dei Conigli. Tra le vittime anche due bambini, un maschio e una femmina e una donna incinta. La guardia costiera ha recuperato inizialmente 94 cadaveri. Altri 40 sono stati rinvenuti sotto al barcone.
Secondo le ricostruzioni dei sopravvissuti della strage a Lampedusa, a bordo dell’imbarcazione è stato acceso un fuoco per segnalare la presenza dei migranti che erano quasi arrivati a toccare le coste dell’Italia, la “terra promessa” dove approdare, una volta abbandonati i posti martoriati dalle guerre e dalla fame. Alcuni migranti hanno acceso una coperta ma il ponte del barcone era sporco di benzina. E’ bastato un niente e le fiamme hanno avvolto tutto.
“Molti di noi si sono lanciati in acqua tra le urla mentre la barca di capovolgeva”, raccontano i superstiti della strage a Lampedusa.
Sul barcone della strage a Lampedusa viaggiavano circa 500 persone, ne mancano all’appello circa 200.
Il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha detto a Rainews 24 che i migranti “hanno spiegato di aver acceso i fuochi a bordo perché non avevano campo e i telefonini non prendevano. Sono così tutti finiti in mare e raccontano che alcuni motopesca, due o tre, sono passati e sono andati avanti senza aiutarli. Questo è quello che dicono loro, ma se è vero bisognerà fare luce anche su questo”.
Pochi giorni prima di questa strage a Lampedusa, il 30 settembre, tredici persone sono annegate nel tentativo di raggiungere l’isola di Scicli nel ragusano.