Brutta scoperta per noi consumatori. Il latte Cospalat, che si è saputo contaminato dall’ aflatossina M1, una sostanza altamente cancerogena che può provocare gravi danni alla salute, soprattutto a fegato e, se preso dai bambini, può compromettere la loro crescita, è stato distribuito in ben 86 caseifici ed aziende casearie, in gran parte d’Italia, a Udine, Pordenone, Gorizia, Treviso, Padova, Vicenza, Arezzo, Perugia, Napoli, Bari e Brindisi, davvero da Nord a Sud.
Con questo latte è stato prodotto il formaggio Montasio o Omega 3, ed in particolare è stato utilizzato dal caseificio Toniolo Casearia di Selva del Montello (Treviso), alla latteria di Cavolano, a Sacile, al caseificio Latte Vivo di Feletto Umberto.
A falsificare le analisi che lo rendevano idoneo all’utilizzo è stato il presidente stesso della Cospalat Friuli Venezia Giulia, Renato Zampa, ora in carcere. Altre 17 persone risultano indagate, tra cui diversi allevatori ed anche la segretaria di Zampa, Stefania Botto, con l’accusa di aver prodotto falsa documentazione, Dragan Stepanovic, capo degli autisti, che avrebbe istruito gli altri autisti su come comportarsi con le bolle di trasporto e come miscelare il latte contaminato con quello genuini, per, appunto, stemperare la carica dell’ aflatossine. Paola Binutti, accusata di aver eliminato le analisi “scomode” e la biologa Gabriella Mainardis ed il tecnico di laboratorio Cinzia Bulfon, che lavoravano nei laboratori dove venivano eseguite le analisi proprio delle aflatossine.
Nell’inchiesta aperta dai NAS di Udine leggiamo come la Cospalat sia un “consorzio per delinquere”, dove lo stesso presidente è stato accusato di reato associativo e adulterazione di sostanze alimentari.