Al tribunale dell’Aquila è stato depositato un corposo fascicolo che consta 940 pagine dal giudice unico Marco Billi, il quale ribadisce le accuse in merito al terremoto avvenuto il 6 aprile 2009 a L’Aquila: “Gli imputati hanno riferito affermazioni approssimative, generiche e inefficaci in relazione ai doveri di previsione e prevenzione. Essendo membri della Commissione Grandi Rischi, la legge non esigeva una riposta in termini di certezza scientifica sulla previsione del terremoto, ma una valutazione del rischio in termini di completezza e adeguatezza. Il terremoto è un fenomeno naturale non prevedibile; il rischio è una situazione potenziale analizzabile. Vi è una grande differenza tra la prevedibilità di un terremoto e la prevedibilità del rischio”. Gli imputati condannati per la morte di 29 persone ed il ferimento di altre quattro sono: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi rischi, non presente in aula; Bernardo De Bernardinis, vicecapo del settore tecnico del Dipartimento di Protezione civile; Enzo Boschi, allora presidente dell’Istituto nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv), non presente in aula; Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case; Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova; Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico del Dipartimento della Protezione civile e Giulio Selvaggi, allora direttore del Centro nazionale terremoti dell’Ingv. Gli imputati membri della Commissione Grandi Rischi, in carica dal 2009, avrebbero rassicurato tutta la popolazione circa l’improbabilità di una forte scossa di terremoto, che invece ha travolto la città dell’Aquila il 6 aprile 2009.