L’esercito siriano ha ripreso i bombardamenti su Homs, assediata senza pause ormai da sei mesi. La nuova offensiva segue la conquista di Deir Balbeeh, cuore industriale del paese, ancora sotto il controllo dei ribelli, le milizie dell’opposizione invece hanno rafforzato la stretta attorno alla base militare di Hamidiyeh, una delle ultime posizioni dell’esercito nel nordest del Paese. I bombardamenti di ieri hanno provocato circa 200 morti: 91 civili, 11 bambini hanno perso la vita nei bombardamenti aerei nella zona di Damasco ed altri 10 ad Aleppo. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani ad Homs l’esercito, dopo aver conquistato il quartiere di Deir Baalbeh al termine di violenti scontri, ha lanciato diversi razzi contro i quartieri ribelli, le truppe hanno anche bombardato un’altra vicina roccaforte dell’opposizione, Rastan.
Lakhdar Brahimi, inviato speciale Onu per la Siria, ha riferito che “una soluzione del conflitto siriano è ancora possibile, anche anche se la situazione è molto grave e peggiora di giorno in giorno. Quasi 50mila persone sono state uccise in meno di due anni e se, Dio non voglia, la crisi proseguirà per un altro anno non ne moriranno altre 25mila, ma centomila. La situazione si sta deteriorando”. “Se il conflitto proseguirà – ha ribadito l’inviato Onu – la Siria non si dividerà in Stati come accaduto in Jugoslavia, ma diventerà una nuova Somalia, il che significa ‘signori della guerra’, e che il popolo siriano sarà perseguito da chi vuole controllare il suo destino”.